Mafie: Emilia Romagna ‘laboratorio’ economico di ‘ndrangheta

Bologna  – L’Emilia Romagna ormai da anni non piu’ “isola felice” ma terra di conquista della criminalita’ organizzata. Una mafia con una grande abilita’ mimetica capace di operare a 360 gradi per meglio infiltrarsi nel tessuto economico sano della societa’. Tanto da diventare una vera e propria holding criminale “madre” di una nuova “borghesia mafiosa” composta da politici e imprenditori del territorio. “Fuori dalla Calabria ci sono cose che giu’ in Calabria non puoi fare come, ad esempio, affiliare altra gente di altre appartenenze…puoi farli diventare ‘ndranghetisti”: cosi’ un collaboratore di giustizia parlava di una ‘ndrangheta che al Nord si muove con regole diverse rispetto ai territori di origine e, quando e’ chiamata a costituire una cellula in una zona ‘vergine’ con particolare riferimento all’Emilia Romagna, puo’ addirittura sperimentare nuovi modelli criminali mantenendo il legame con la famiglia madre.
Una testimonianza citata nelle motivazioni (oltre 1.400 pagine) con cui i giudici della Corte d’appello di Bologna (nel settembre scorso) hanno confermato in gran parte, con condanne fino a un massimo di 15 anni, la decisione di primo grado per 60 imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel maxi processo ‘Aemilia’. Si tratta del piu’ grande processo mai celebrato nel Nord Italia contro il radicamento della ‘ndrangheta in Emilia, con al centro le infiltrazioni legate alla cosca dei Grande Aracri di Cutro.

I giudici delineano “una borghesia mafiosa esistente al Nord composta da imprenditori, liberi professionisti e politici che fa affari con le cosche ricercandone addirittura il contatto in ragione delle ampie opportunita’ offerte dall’appoggio dell’organizzazione”.
Il ‘brusco risveglio’ (almeno per l’opinione pubblica e in parte per le istituzioni ma non per investigatori e inquirenti) risale all’alba del 28 gennaio 2015: 117 arresti (di cui 54 per associazione a delinquere di stampo mafioso) nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Bologna, beni sequestrati per un valore di 100 milioni di euro, 189 capi di imputazione poi sfociati in condanne (abbreviati e patteggiamenti) e rinvii a giudizio. Tra gli indagati figurano uomini politici, imprenditori emiliani, personaggi legati a clan ‘ndranghetisti e insospettabili professionisti. Il dibattimento, nell’aula bunker del tribunale di Reggio Emilia, e’ ancora in corso (ormai da due anni) per 147 imputati. La seconda ‘scossa’ e’ arrivata il 20 aprile 2016 con lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Brescello, nel Reggiano, primo caso in Emilia Romagna. Previsto inizialmente per 18 mesi, il commissariamento della cittadina protagonista delle avventure di don Camillo e Peppone e’ stato poi prorogato e le elezioni amministrative sono previste il prossimo 10 giugno.
La ‘ricca’ Emilia Romagna, dunque, come terra fertile per gli affari della criminalita’ organizzata. “Il progressivo innalzamento di livello dell’associazione si rendeva ancora piu’ evidente – hanno ricostruito infatti i giudici nelle motivazioni della sentenza d’appello di ‘Aemilia’ – con il sempre piu’ ampio e professionale inserimento dei sodali nel mondo degli affari sino a condurre alla formazione di una vera e propria holding criminale di rilievo internazionale”. In questo nuovo contesto i metodi violenti “venivano mascherati sotto l’apparenza di una attivita’ imprenditoriale lecita” operante a tutto campo nel mondo dell’edilizia, dei trasporti o dei rifiuti.

Per i magistrati, quindi, la ‘ndrangheta in Emilia pur protagonista di numerosi fatti di sangue ha saputo operare nel corso degli anni “sempre piu’ a 360 gradi con una sorprendente abilita’ mimetica per meglio infiltrarsi nel tessuto economico imprenditoriale sano della regione”.
Questa “e’ un’emergenza sostanziale. Prima – spiega all’AGI la coordinatrice per l’Emilia Romagna di Avviso Pubblico, Antonella Micele, anche vicesindaco di Casalecchio di Reno – eravamo convinti che questa regione fosse un’isola felice ma non e’ cosi’. Ora c’e’ piu’ consapevolezza e occorre costruire un sistema di anticorpi capaci di ridurre questo fenomeno”. Un fenomeno che richiede un’attenzione sempre maggiore da parte dell’intera societa’. Lo dimostrano i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalita’ organizzata (Anbsc). In netta crescita i beni immobili localizzati in Emilia Romagna pari a 591 (dati aggiornati al 31 dicembre 2017) tra cui 469 ancora in gestione e 122 gia’ destinati. Le aziende emiliano-romagnole sequestrate o confiscate sono, invece, 97 di cui 13 gia’ destinate e 84 ancora in gestione.
“La criminalita’ organizzata – ricorda la coordinatrice regionale di Avviso Pubblico – ha una capacita’ molto elevata di adeguarsi alla realta’ e occorre vigilare in diversi settori compreso quello dell’agroalimentare o del gioco d’azzardo”. Un tema ‘certificato’ anche dal processo “Black Monkey” sul legame tra ‘ndrangheta e gioco illegale concluso, in primo grado, con condanne (febbraio 2017) per tutti i 23 imputati a circa 170 anni di carcere inflitti complessivamente e il riconoscimento dell’associazione di stampo mafioso per alcuni dei condannati. “Avviso pubblico – sottolinea Micele – si pone tra gli obiettivi quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio delle infiltrazioni mafiose sul territorio nella consapevolezza che sono necessari sempre nuovi strumenti per contrastare questo fenomeno. La voglia di reagire c’e’ – conclude – e penso che siamo sulla strada giusta”.
Proprio a fine marzo il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, assieme a tutti i Prefetti del territorio ha firmato un nuovo protocollo d’intesa per la prevenzione e la repressione dei tentativi di infiltrazione mafiosa nel settore degli appalti e nell’attivita’ urbanistica ed edilizia. Il documento, tra le altre cose, recepisce le novita’ normative previste dal Testo unico per la promozione della legalita’ e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili approvato dalla Regione Emilia Romagna (prima in Italia) nel 2016.