Legittima difesa: giuristi, riforma rispetti Carta costituzionale

Roma – La riforma della legittima difesa “deve essere conforme ai principi costituzionali e sovrannazionali e non puo’ ingannare i cittadini”. Cosi’ l’Associazione italiana dei professori di diritto penale esprime, con una nota, “profonda preoccupazione” per le iniziative parlamentari in corso sulla legittima difesa e per i “messaggi ingannevoli che sul tema si stanno diffondendo nell’opinione pubblica”. I giuristi, con un comunicato pubblicato sulla rivista ‘Questione Giustizia’, rilevano che la causa di giustificazione della legittima difesa “non ha mai avuto nulla a che fare, in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo, con una licenza di uccidere, poiche’ la legittimita’ della difesa e’ stata sempre subordinata a precisi requisiti: primo fra tutti la necessita’ di difendersi, in assenza della quale non si parlerebbe piu’ di difesa, ma di offesa gratuita e deliberata. Nel requisito della necessita’ e’ implicita un’idea di proporzione della difesa rispetto all’offesa, poiche’ una difesa volutamente sproporzionata cesserebbe di essere difesa e assumerebbe i contenuti di un’offesa”.

Dunque, l’idea di “introdurre un ‘diritto di difesa’ che prenda il posto della legittima difesa, come vorrebbe la proposta di legge n. 580, stravolge – evidenziano gli esperti – il significato della causa di giustificazione, poiche’ introduce una licenza di uccidere ancorata semplicemente a un rapporto cronologico tra aggressione e ‘difesa’: qualunque compressione del requisito della proporzione della difesa, mediante una presunzione normativa della sua sussistenza (come nelle proposte di legge n. 274, 308 e 580 attualmente all’esame della Camera dei deputati), non puo’ in ogni caso escludere la necessita’ della difesa stessa”.
Il “solo e vero problema”, secondo l’associazione di docenti, “consiste nello stabilire quando ricorra il requisito della proporzione e sia scusabile un eccesso di difesa: che si tratti di un problema da sempre avvertito come assai delicato lo dimostra l’antico detto secondo cui l’aggredito che si difende ‘non ha la bilancia in mano'”. Inoltre, si legge ancora nella nota, il dibattito sulla riforma della legittima difesa “promette oggi all’opinione pubblica vantaggi illusori, perche’ la riforma annunciata e’ presentata in modo ingannevole: i cittadini devono infatti essere informati che, se si uccide o si ferisce qualcuno – spiegano i giuristi – nessuna riforma potra’ mai assicurare che non vengano svolti accertamenti penali o che essi siano meno approfonditi di quelli che si compirebbero in caso di uccisione del cane del vicino”. Invece, aggiungono, le indagini processuali “saranno necessariamente maggiori. Si possono infatti eccedere i limiti della difesa anche intenzionalmente (per dare una bella lezione all’aggressore): fatto punito ovunque, non solo in Italia. E verificare se l’eccesso sia stato intenzionale, oppure no, comporta gia’ un’indagine penale. Che e’ obbligatoria, non discrezionale”.

Quindi, al fine di evitare l’accertamento del giudice penale, continua la nota, “non servirebbe neppure restringere le ipotesi punibili, fino a limitarle ai casi di vendetta intenzionale mascherata da difesa legittima, dovendosi necessariamente considerare i casi in cui la sproporzione sia dipesa non da intenzione malevola che si ‘approfitta’ dell’aggressione per togliere di mezzo un ladro o un rapinatore, ma da un grave turbamento (che c’e’ sempre, di regola, nella legittima difesa domiciliare) e tuttavia l’aggredito abbia esagerato in modo molto evidente nel procurare all’aggressore un danno ben piu’ grave di quello temuto. Anche qui la verifica sulle reali intenzioni dell’aggredito sarebbe necessaria, e dunque inevitabile la sua iscrizione nel registro degli indagati, salvo l’evidenza del contrario”.
Secondo l’associazione di docenti, “chi propone la riforma sa benissimo tutto cio’ ma, non dicendolo all’opinione pubblica, non rende un servizio alla verita’. A meno che non intenda davvero presentare un progetto illegittimo, che voglia mandare assolto l’aggredito che si difende a prescindere da ogni necessita’ e proporzione. Ma tale esito – concludono i giuristi – risulta contrario ai principi costituzionali, convenzionali e internazionali”.