Lavoro: precari Calabria presidiano A2 e porto Villa S. Giovanni

Catanzaro – Presidi dei lavoratori precari calabresi sono in corso da stamane nell’area degli svincoli di Cosenza nord dell’A2 e presso gli imbarcaderi di Villa San Giovanni (Rc) per la Sicilia. La nuova mobilitazione, che segue quella dei giorni scorsi che porto’ al blocco della ferrovia al’altezza di Lamezia Terme (Cz), e’ stata decisa dai sindacati per sollecitare l’emendamento che dovrebbe consentire l’inserimento nella manovra finanziaria dei 50 milioni necessari per la stabilizzazione dei 4.500 Lsu-Lpu operanti nei Comuni della regione. Bocciato in commissione bilancio alla Camera, il provvedimento dovrebbe essere ripresentato al Senato. La commissione bilancio di palazzo Madama, convocata per oggi, e’ stata riconvocata per domani. Al momento il traffico sull’autostrada e’ regolare, ma e’ bloccato l’accesso da e per Cosenza Nord.

Lavoro: sindacati, “La Calabria chiama ma Roma non risponde”
“La mobilitazione degli ex Lpu ed Lsu calabresi continua. La protesta non si ferma perche’ il Governo si e’ dimenticato della Calabria. La mancanza di risposte sulla delicata vertenza dei lavoratori precari calabresi ci preoccupa. L’interlocuzione istituzionale, gia’ esigua sin dalla prima ora, adesso si e’ completamente paralizzata”. Lo scrivono, in un documento unitario, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil della Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, in riferimento alla nuova mobilitazione in corso dei precari della regione.
“La Calabria chiama – scrivono i tre sindacalisti – e Roma non risponde. Seguendo un solco tracciato dagli amministratori precedenti anche il “Governo del cambiamento” sacrifica, ancora una volta, la voglia di riscatto della Calabria. Dalle notizie capitoline rimbalzate in Calabria ci pare di capire che la discussione in Commissione bilancio al Senato sull’emendamento “salva precari” non abbia fatto passi avanti. La possibilita’ che potrebbe essere offerta agli enti locali calabresi di derogare alle norme statali e procedere ad un prolungamento del rapporto lavorativo con i precari presenti in pianta organica non puo’ bastare”. Secondo i sindacati, “senza la copertura economica e finanziaria del provvedimento, senza la storicizzazione di questo finanziamento, la vertenza non si risolve. Chi e’ precario oggi, chi lo e’ da oltre venti anni, continuera’ ad esserlo anche in futuro. Questo e’ inaccettabile. Questi 4500 lavoratori, che hanno investito per oltre venti anni la loro vita in un’esperienza lavorativa al servizio dei cittadini calabresi, che hanno fatto muovere la macchina burocratica di centinaia di comuni, che sono stati costretti ad accettare una forma prolungata di “caporalato di Stato”, adesso, si troverebbero in stato di poverta’ assoluta. Per loro, che chiedono dignita’ e lavoro, non puo’ bastare la paradossale e nemmeno scontata ricaduta nel bacino dei percettori del reddito di cittadinanza”.

“Allo stato attuale, poi, – prosegue la nota – non si comprende quale sia il contributo offerto da questo Governo al cambiamento di rotta di una regione che e’ stata martoriata, tradita ed abbandonata da chi, sino ad oggi, ha amministrato la cosa pubblica nazionale. Ai rappresentanti della maggioranza di Governo vorremmo ricordare i rischi concreti che questa disattenzione si porta dietro. Intanto, quello di provocare l’esplosione di una bomba sociale. Poi, di trasformare in poverta’ assoluta venti anni di esperienza professionale al servizio dello Stato. Infine, di provocare un blocco dei servizi resi ai cittadini, con un conseguente aggravio di spesa per la Nazione intera, e la paralisi completa per tutti quei Comuni che, in questi anni, sono stati martoriati da una politica di austerita’ che ha bloccato la spesa corrente e reso asfittiche le loro casse. Crediamo che questa Regione sia stata derubricata dall’agenda politica del Governo. Niente di piu’ devastante – osservano Sposato, Russo e Biondo – per l’economia di un territorio gia’ messo in ginocchio da una crisi prolungata, dall’assenza di investimenti pubblici e privati e dalla miopia di una classe politica distratta dai giochi di potere. Ci auguriamo che la mobilitazione dei lavoratori possa sensibilizzare il Governo, i cui rappresentanti di maggioranza non hanno ancora espresso una posizione istituzionale, su questa vertenza e stimolare l’avvio di un tavolo di confronto nazionale permanente. Allo stesso tempo, infine, chiediamo – scrivono is egretari di Cgi, Cisl e Uil – un sussulto d’orgoglio alla deputazione parlamentare calabrese che su questa vicenda, a parte qualche sparuta presa di posizione, pare aver pavidamente abdicato al proprio ruolo politico ed istituzionale”.