Milano – La ‘ndrangheta, anche a Milano e in Lombardia ha come primo obiettivo quello di ottenere il consenso sociale perché sa che “senza il consenso sociale non va da nessuna parte”. Sono totalmente uguali a quelle della madrepatria, la Calabria, le logiche che vigono nelle ‘locali’ del nord fra gli affiliati alla mafia calabrese, nella descrizione che ne ha fatto questa mattina la pm di Milano, Alessandra Cerreti, riguardo all’inchiesta Krimisa, che ha portato ad arrestare 34 persone. I mafiosi, in alcune intercettazioni si dicono preoccupati del fatto che “una persona anziana era stata picchiata in piazza, perché questo poteva gettare ombra” e soprattutto accendere i riflettori “sulla zona da loro controllata”. Dall’altra parte però, nelle intercettazioni raccolte dai carabinieri, che hanno svolto l’indagine a partire dall’inizio del 2017, “uno dei capi si vantava di aver picchiato un paesano che, una volta uscito dal carcere lo aveva appellato col termine di ‘maresciallo’”. Per il loro potere di controllo, anche in comuni del nord, com Legnano e Lonate Pozzolo, al centro dell’indagine, “le persone si rivolgono ai boss per recuperare crediti, dirimere controversie e perfino per questioni sentimentali”. In particolare in quest’ultimo caso sono gli atti intimidatori a spaventare: la pm Cecilia Vassena, che si è occupata di un filone dell’inchiesta ha infatti raccontato l’episodio di “un marocchino che venne pestato perché sotto effetto di alcol pronunciò una frase di troppo alla fidanzata di un affiliato”.