‘Ndrangheta: indagine su cosca Locri, 15 misure cautelari e sequestri

Reggio Calabria – Carabinieri e Guardia di Finanza, con il supporto in fase esecutiva dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, hanno notificato una misura di custodia cautelare emessa dal gip di Reggio Calabria nei confronti di 15 indagati. Il provvedimento costituisce il seguito di indagini che hanno già portato alle operazioni Riscatto e Mille e una notte, eseguite il 2 agosto scorso dopo una inchiesta che ha permesso di ricostruire l’attuale operatività di gruppi criminali facenti capo alla storica cosca locrese dei Cordì. Sette dei destinatari del provvedimento di fermo del 2 agosto scorso sono stati raggiunti anche dall’odierna misura cautelare, e tra questi il boss Domenico Cordì, 40 anni. Arrestati, con loro,
Giuseppe Ripepi,43 anni; Bruno Zucco, 51 anni, detenuto; mentre un terzo uomo colpito dalla misura è ancora attivamente ricercato per trasferimento fraudolento di valori. Ripepi per gli inquirenti aiutava le famiglie degli affiliati, faceva da autista al boss, manteneva un costante raccordo tra lui e gli altri affiliati anche e soprattutto per impedire le indagini sulla cosca. Zucco deve invece rispondere di associazione a delinquere finalizzata al compimento di estorsioni e tentata estorsione ai danni di imprenditore locale. Sotto sequestro una ditta di onoranze funebri e addobbi floreali di Locri (Fratelli Alì), e l’intero patrimonio aziendale. Le indagini hanno accertato che il titolare, Gianfranco Alì, e Vasile Iulian Albatoaei (entrambi raggiunti dal fermo del 2 agosto e dalla misura odierna), abbiano acquisito, nel corso di numerosi anni, una posizione dominante nell’ambito del settore di servizi funebri e attività commerciali connesse all’area cimiteriale di Locri soprattutto grazie al prezioso supporto offerto da Giorgio e Cosimo Alì, quest’ultimo intraneo alla cosca Cordì. Ricostruita inoltre la struttura della ‘ndrina riconducibile ai Cordì nella quale ha un ruolo di vertice Vincenzo Cordì, 62 anni, capoclan pure destinatario della misura, figura carismatica per gli inquirenti, che esercita il proprio potere mafioso seguendo i dettami della vecchia generazione dei boss calabresi, garantendo ogni forma di protezione anche risolvendo controversie sia di natura personale che economica. In manette anche Fabio Modafferi, che sfruttando la sua vicinanza alla criminalità organizzata, prestava importanti cifre in denaro contante a chi versava in condizioni di difficoltà economica, pretendendo da questi rate mensili con un tasso del 30%.

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