Roma – Per leggere correttamente i dati sui casi positivi e sui decessi per il Covid bisognerebbe parlare di “tre Italie”, in base alla diffusione del virus. Lo sottolinea l’Istat nel suo report sulla mortalità, redatto insieme all’Iss. “La diffusione geografica dell’epidemia di Covid-19 è eterogenea”, si legge nel report. “Nelle Regioni del Sud e nelle isole, la diffusione delle infezioni è stata molto contenuta, in quelle del Centro, è stata mediamente più elevata rispetto al Mezzogiorno mentre in quelle del Nord la circolazione del virus è stata molto elevata.
Per valutare la diffusione all’interno delle Province ed eliminare l’eterogeneità dovuta alle diverse strutture per età delle corrispondenti popolazioni, sono stati calcolati i tassi standardizzati di incidenza cumulata al 31 marzo dei casi confermati positivi all’infezione. La distribuzione di questi tassi è stata divisa in tre classi: la prima, definita a diffusione” bassa”, comprende le province con valori del tasso inferiore a 40 casi per 100mila residenti; la seconda, definita a diffusione “media”, comprende le province con valori del tasso tra i 40 e i 100 casi ogni 100mila residenti; la terza classe, definita a diffusione “alta“, include le province con valori superiori ai 100 casi ogni 100mila residenti”.
Sostanzialmente, tranne qualche “enclave”, la divisione è abbastanza omogenea tra Nord (con una parte di Centro), Centro e Sud. Nelle aree a media e in quelle a bassa incidenza il numero dei casi inizia ad aumentare dalla metà di marzo raggiungendo il picco, rispettivamente, tra il 24 e il 25 marzo 2020. “Per tali aree, dopo il raggiungimento del picco – sottolinea il rapporto – non si è assistito a una diminuzione costante, segno evidente che l’epidemia, anche se in maniera rallentata, è ancora corso. Va comunque sottolineato che la curva dei casi diagnosticati ha subito il rallentamento osservato soprattutto per le misure di “lockdown” intraprese prima in alcune aree del Nord e quindi su tutto il territorio nazionale dall’11 marzo”. La grande maggioranza dei decessi si registra nelle province definite a diffusione alta (89%), laddove è dell’8% nelle aree a diffusione media e del 3% in quelle a diffusione bassa. Il 32% dei decessi totali ha coinvolto il genere femminile, questa proporzione resta invariata all’interno della classe definita a diffusione alta mentre è leggermente più elevata nelle altre due classi (34% per diffusione media, 35% per quella bassa).