Ue: domani via libera a olio tunisino; Coldiretti, grave errore

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Roma – Via libera all’ingresso in Europa dell’olio tunisino senza dazi. Lo stabilira’ l’Europarlamento, che ha calendarizzato per domani l’approvazione dell’accordo che comprende anche la quota aggiuntiva per l’importazione senza dazi nella Unione Europea di 35.000 tonnellate in piu’ l’anno di olio d’oliva tunisino. “E’ una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori”, commenta Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti che domani 10 marzo da’ il via alla mobilitazione per la difesa del Made in Italy con migliaia di agricoltori che si sono dati appuntamento a Catania in Sicilia, seconda regione produttrice di olio di oliva in Italia dopo la Puglia. Il via libera all’accordo che sara’ votato domani dalla plenaria dell’Assemblea di Strasburgo avviene – sottolinea la Coldiretti – dopo che nel 2015 in Italia sono aumentate del 481% le importazioni dell’olio di oliva della Tunisia per un totale di oltre 90 milioni di chili. Il nuovo contingente agevolato – precisa la Coldiretti – andrebbe tra l’altro ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero gia’ previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l’import in Italia dal Paese africano. Il rischio concreto in un anno importante per la ripresa dell’olivicoltura nazionale e’ – sostiene la Coldiretti – il moltiplicarsi di frodi, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianita’ da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori. L’accordo peraltro – conclude la Coldiretti – rischia di non aiutare gli agricoltori tunisini e di favorire solo gli imbottigliatori anche perche’ corrisponde appena ad un incremento del 3%, un dato decisamente insufficiente per garantire un reale impatto sulla situazione della popolazione rurale del paese africano.