Pil: Cgil, Italia ancora -7% dal 2007, oltre media europea

Roma – Nel 2016 il Pil italiano resta ancora sette punti indietro rispetto al 2007, ultimo anno prima della doppia crisi. Il calcolo e’ contenuto nel secondo rapporto della Fondazione Di Vittorio su “Lavoro e capitale negli anni della crisi” che evidenzia come Francia e Germania siano invece gia’ tornate in territorio positivo con un valore del prodotto che supera rispettivamente del 5,2% e del 9,4% quello del 2007. Anche la Spagna, che tra le grandi economie continentali e’ quella che insieme all’Italia ha sofferto di piu’ il primo (2009) e il secondo (2012) shock recessivo, dal 2014 dimostra tassi di crescita sostenuti e nel 2016 ha recuperato quasi completamente le perdite patite (-0,5% rispetto al 2007). L’Italia invece, si legge nel Rapporto, “stenta ancora a ripartire e la crescita del prodotto, benche’ le stime siano state di recente riviste verso l’alto, e’ ancora debole”: le proiezioni elaborate a maggio collocano il Pil italiano nel 2018 ancora cinque punti sotto il valore del 2007.

Secondo il rapporto della fondazione della Cgil, “in Italia la crisi e’ stata piu’ lunga a causa delle misure di austerita’ che hanno penalizzato la domanda interna e determinato un generale arretramento della nostra economia, il cui peso all’interno dell’Eurozona tende a ridursi progressivamente. La ripresa in atto e’ accompagnata peraltro dalla stagnazione dei salari e non si vedono, al di la’ dei risultati transitori di incentivi occasionali, gli effetti di stabilizzazione promessi dalla riforma del lavoro”.
L’andamento della produttivita’, tanto quella totale dei fattori (-4,9% rispetto al 2007) quanto quella reale oraria del lavoro (-0,3% rispetto al 2007), afferma la Fondazione Di Vittorio, “risulta molto deludente e non certo per colpa, come molti sostengono, del livello troppo alto delle retribuzioni la cui dinamica, nel periodo 2007-2016, e’ infatti la piu’ debole tra quelle dei Paesi presi in esame. Non a caso i consumi sono ancora del 4,7 % sotto il valore del 2007. Una tendenza destinata a proseguire nelle proiezioni per il 2018”.

Nel nostro Paese, afferma il presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni, “il calo del Pil e’ stato piu’ forte e la ripresa piu’ lenta della media europea, oltre che a causa delle misure di austerita’ e della crescita delle diseguaglianze, anche per effetto della mancanza di investimenti, come dimostrano i punti di ritardo dell’Italia, in termini di variazione del capitale fisso, dalla zona Euro (-17,6 punti percentuali tra il 2007 e il 2016) e dalla Germania in particolare (-35,2 punti). Per l’incapacita’ da parte dei governi italiani di porre in essere una politica economica finalmente espansiva e per la resistenza da parte di settori delle imprese a puntare su ricerca, innovazione, miglioramenti nella conoscenza e nell’efficienza dei processi produttivi, invece che sul contenimento del costo del lavoro”.
Per la segretaria confederale della Cgil, Gianna Fracassi “il rapporto Fdv Cgil identifica nella caduta della quantita’ e della qualita’ del lavoro la causa della doppia recessione italiana, piu’ intensa rispetto a quella delle principali economie europee. Nello studio”, aggiunge, “si evidenzia che la difficile ripresa del nostro Paese va attribuita alla distanza dai livelli del 2007 di consumi e investimenti, cioe’ della domanda interna. Eppure, governo dopo governo, compreso quello attuale, si e’ continuato a insistere su una vocazione ‘export-led’ dell’Italia, svalutando il lavoro e ricercando margini di -competitivita’ e di produttivita’ solo sul versante dei costi”.