di Claudia Strangis
– Lamezia Terme – Saranno due donne le protagoniste dell’udienza di oggi di uno dei filoni del processo “Perseo” che si sta celebrando presso il Tribunale di Lamezia. Una prima parte sarà dedicata al controesame dei difensori a Franca Teresa Meliadò, collaboratrice di giustizia e moglie dell’ex boss Giuseppe Giampà. In un secondo momento, invece, sarà Rosanna Notarianni, collegata in video conferenza, a rispondere alle domande del pubblico ministero Elio Romano. La Notarianni, moglie di Giuseppe Angotti, anche lui pentito, e sorella di Aldo e Aurelio, è stata la prima donna appartenente ad un clan ‘ndranghetistico lametino a decidere di collaborare con la giustizia. Una decisione difficile, presa dopo mesi di ingiurie e violenze nei suoi confronti da parte della sua stessa famiglia, come è stata proprio lei a raccontare agli inquirenti. Il pentimento del marito avviene il 21 novembre del 2008 perché, come lui stesso spiegò, temeva “per la sua incolumità e dei suoi figli in considerazione di pressioni subite dalla famiglia Notarianni alla quale mia moglie risulta appartenere” e fu così allontanato, con due dei suoi quattro figli, in una località protetta del Nord Italia. La decisione di Rosanna Notarianni arrivò, invece, qualche mese più tardi proprio perché “non riusciva a sostenere la situazione che si era venuta a creare in conseguenza della decisione del marito di collaborare con la giustizia”. Dai verbali delle dichiarazioni che la donna ha rilasciato agli inquirenti, traspare una vita fatta di violenze subite fin da quando aveva l’età di cinque anni “da suo padre e da due suoi fratelli”, che più volte abusarono di lei fino all’età di 14 anni, oltre a quelle che è stata costretta a vivere dopo che il marito ha deciso di collaborare. La sua famiglia, infatti, gli aveva imposto di interrompere la relazione con Giuseppe Angotti, reo di aver contribuito all’arresto dei fratelli, e anche con i figli, due dei quali erano con il marito e gli altri due erano rimasti con lei. Ma le minacce non si erano fermate: la famiglia le aveva “consigliato” di “dare tutti i figli al marito perché erano destinati a finire in un tombino” e obbligandola anche “a proporre la domanda di separazione”. I familiari, intimorendola, erano anche passati a danneggiare i vestiti dei figli stesi ad asciugare sul balcone, dopo che lei li portava a far visita al padre, e a lasciarle proiettili sul balcone della sua stanza. Una donna costretta a vivere in un clima ostile di minacce e persecuzioni dai suoi stessi familiari e che, con molto coraggio, ha deciso di ribellarsi a questa vita. I suoi ricordi Rosanna li ha trascritti una sorta di diario composto da quaranta pagine ed all’interno del quale sono cronologicamente riportati i fatti che ha descritto agli inquirenti in ordine alle attività “criminali” poste in essere dalla “famiglia Notarianni”. Oggi le dichiarazioni di questa donna “coraggio” saranno al centro dell’esame del pubblico ministero Elio Romano.