Lamezia Terme – La richiesta di una sentenza giusta e attenta è arrivata dalla difesa, accertamenti sulla coerenza e sull’attendibilità dei collaboratori di giustizia, certezza della prove, queste le “attenzioni” che gli avvocati hanno chiesto al collegio giudicante, presieduto dal giudice Carlo Fontanazza. Mancano solo due giorni alla sentenza in primo grado del processo Perseo, ed intanto oggi in aula si sono discusse le ultime arringhe difensive, eccezion fatta per l’avvocato Zofrea che discuterà mercoledì, causa problemi di salute. Le ultime discussioni finali non hanno certo deluso le aspettative, duri colpi all’indagine e in generale al processo sono giunti dalla difesa. Per l’avvocato Leopoldo Marchese il processo ha fallito l’obiettivo principale, “dimostrare l’appartenenza ad un sodalizio criminale”, secondo il difensore durante il dibattimento “non è mai stato dimostrato nessun riscontro certo”. Un processo che sicuramente ha subito una forte pressione mediatica ed una forte attesa da parte di tutta la città, “c’è una fortissima attesa – ha affermato Marchese – sembra che non sia possibile nessuna assoluzione, ho un forte dubbio, ho paura che il Tribunale abbia già deciso la colpevolezza di questi imputati”. I dubbi, anzi, le anomalie di questo procedimento per
l’avvocato Francesco Pagliuso sono innumerevoli. Fuga di notizie, chiavette usb che vengono messe in circolazioni, ma soprattutto le dichiarazioni dei numerosi collaboratori di giustizia. “Giuseppe Giampà e Saverio Cappello lessero le dichiarazioni di Angelo Torcasio prima di iniziare la loro collaborazione – ha affermato il difensore – questo Tribunale ha il dovere di dimostrare la credibilità, la coerenza e l’attendibilità delle dichiarazioni dei collaboratori”. Attacco anche al dichiarato di Angelo Torcasio nella discussione finale dell’avvocato Pagliuso, intervenuto sulla posizione di Antonio Curcio, ” Torcasio è un uomo capace di mentire, che ha fatto della vendetta il suo stile di vita”. Secondo Pagliuso ,infatti, Angelo Torcasio avrebbe mentito nel coinvolgere Antonio Curcio nel tentato omicidio di Pasquale Giampà e Pasquale Gullo, “Torcasio parla di Curcio dopo cinque mesi ma non perché prima aveva paura ma solo per vendetta”. Il difensore ne è certo, Torcasio ha mentito su Curcio perché quest’ultimo non avrebbe acconsentito a prestargli del denaro. “Ricordiamoci – ha affermato l’avvocato – che Torcasio è entrato nella cosca per vendicare il fratello, ha scalato la gerarchia interna e infine ha distrutto il clan”.
Anche per l’avvocato Salvatore Staiano, che ha discusso le posizioni di Antonio Donato, Franco Trovato e Michele Muraca, Angelo Torcasio è un “è un disonesto, maliziosamente bugiardo”. Per il difensore è tutto il costrutto accusatorio che non va, “i capi d’imputazione sono formulati superficialmente, il bagaglio investigativo è povero”. Staiano ha evidenziato come non ci siano prove su i “flussi economici”, secondo il difensore “la mafia esiste dove ci sono i grossi investimenti, per esempio l’Expo o il ponte sullo stretto, ma qui parliamo di occhiali o di scarpe”. L’avvocato ha battuto molto sull’esistenza del clan, “esiste la cosca quando le azioni sono funzionale all’intero clan, qui si è discusso di truffe i cui ricavati andavano al singolo”.
L’avvocato Leopoldo Marchese, affrontando la posizione dell’imputato Antonio Voci, ha spiegato, “nella requisitoria del pubblico ministero, Elio Romano, non ho trovato alcuna prova di colpevolezza”. Nello specifico, le accuse rivolte al suo assistito sarebbero infondate, “dove sono le prove di condotta estorsiva, Voci ha chiesto al figlio di prendere degli occhiali che avrebbe pagato in seguito, occhiali che non furono mai acquistati, dove è l’estorsione?”. E sulla vicenda dei giostrai, Marchese sottolinea “Voci preparava il terreno e procurava le carte per l’arrivo delle giostre in città, se fosse stato un componente del clan perché avrebbe dovuto fare queste cose?”.
Per l’avvocato Pino Spinelli non vi sono prove a carico dei suoi assistiti, Vincenzo Perri e Domenico Curcio, cognati di Angelo Torcasio ed accusati di aver avvisato la cosca della decisione di collaborazione di quest’ultimo. “Ma come avrebbero potuto – ha tuonato Spinelli – nelle vene dei loro figli scorre il sangue di Angelo Torcasio”. L’avvocato ha poi sottolineato come lo stesso Torcasio abbia più volte riferito di avere tenuto distanti i suoi cognati dagli “affari” del clan.
La richiesta da parte della difesa è unanime “pesare” le dichiarazioni dei collaboratori e decidere sulla base di prove, ma anche tenere presente le motivazioni della sentenza del processo Perseo, rito abbreviato. Sentenza che a parere della difesa ha fatto luce sulle “anomalie processuali” ma anche sulla non coerenza di alcuni collaboratori. Bisognerà attendere ora mercoledì per ascoltare la decisione del collegio.