Lamezia Terme – Proseguono le discussioni difensive nell’ambito del processo “Andromeda” davanti al Giudice delle udienza preliminare di Catanzaro De Gregorio. Oggi, in particolare, è intervenuto l’Avvocato Gianluca Careri difensore di Antonio Provenzano, Gino Giovanni Daponte, Mario Chieffallo, Antonio Chieffallo e Francesco Salvatore Pontieri. Il difensore tra le altre cose ha evidenziato l’assoluta genericità delle dichiarazioni accusatorie dei collaboratori di giustizia che si sono limitati ad affermare di essere a conoscenza ( senza specificare come e perchè ) dell’appartenenza degli imputati alla cosca “Iannazzo-Cannizzaro-Daponte” pur in mancanza di qualsivoglia altro elemento idoneo a dare concretezza in termini di specificità al loro propalato accusatorio.
In particolare, l’Avvocato Careri(nella foto) ha evidenziato come nemmeno il Collaboratore Gennaro Pulice è stato in grado di inserire Antonio Provenzano nello specifico contesto associativo per cui si sta celebrando questo processo, mentre per Gino Daponte il difensore ha sottoposto all’attenzione del Giudice il dato riferito dagli stessi collaborato di giustizia( Pulice e Stranges in particolare ) i quali hanno precisato come il Daponte per tutto il periodo in contestazione ( dai primi anni 2000 ad oggi ) vivesse stabilmente in Lombardia unitamente alla sua famiglia, ciò che non può conciliarsi con un suo ruolo partecipativo per di più ai vertici della cosca operante sul territorio lametino. Tant’è che lo stesso collaboratore Stranges ha avuto modo di specificare che lo stesso Daponte, probabilmente poichè residente stabilmente al nord, non ha mai partecipato a nessuna riunione. Per i Chieffallo è lo stesso collaboratore Pulice ad escludere la loro partecipazione all’associazione di stampo mafioso oggetto di contestazione mentre Pontieri è addirittura assistito da un giudicato cautelare favorevole che aveva portato già il Tribunale del Riesame ad annullare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per mancanza di gravi indizi di colpevolezza.
Anche gli altri avvocati Renzo Andricciola, Antonio Muscimarro e Salvatore Cerra che hanno discusso per le posizioni diFrancesco Mascaro, Angelo Provenzano e Vincenzino Iannazzo si sono soffermati sulla genericità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. “C’è un problema di genuinità – hanno fatto rilevare – delle dichiarazioni le quali non si riscontrano tra di loro, rimangono nello generico, e ciò non può costituire prova per una condanna in termini associativi, soprattutto l’ultimo collaboratore Gennaro Pulice, non fa altro che attenersi a quanto già letto sull’ordinanza di custodia cautelare di cui egli stesso è stato attinto”. Le arringhe difensive proseguiranno il prossimo 12 ottobre.