Primarie Lamezia: Cavaliere illustra il suo progetto per la citta’

cavaliere
di Pasquale Allegro
– Lamezia Terme – É alquanto singolare, a poco tempo della pausa di riflessione proposta dal supercommissario del Pd lametino, Pino Soriero, per giungere ad una sintesi di proposta, con conseguente slittamento delle primarie a data da destinare, è insolito, dicevamo, assistere ad un entusiasta Claudio Cavaliere presentare la sua candidatura a sindaco.
Proprio per il Pd,e proprio per le primarie del centro sinistra, il già assessore e vice sindaco della giunta Lo Moro, ha illustrato le linee guida del suo progetto a Palazzo Nicotera, in un’atmosfera defilata soffusa, quasi a sottolineare il differente approccio con cui, a pochi metri, Paolo Mascaro conferiva al suo appello alla città le luci della ribalta di un solenne Teatro Grandinetti.
All’incontro erano presenti la senatrice Doris Lo Moro, Anna Maria Cardamone, sindaco di Decollatura, e l’ex ministro Maria Carmela Lanzetta. A introdurre quello che sarà un accorato appello a ripercorrere “la storia migliore di Lamezia”, per rilanciarne però un nuovo afflato, Maria Antonietta De Fazio, coordinatrice della sede Pd, la quale ha sottolineatole tre parole chiave del percorso suggerito, in bella vista sulle brochure e le locandine: riconciliare, rinnovare, ricostruire.

Claudio Cavaliere

Claudio Cavaliere

“Riconciliare i cittadini con la politica”, ha spiegato il candidato, “in un momento di grande astensionismo”. E lungo questa linea avviare una campagna elettorale che parta “dall’assumersi la responsabilità sul presente, per evitare la demagogia della promessa”. Così come partire dal presente significa “partire da quello che in città già c’è”; e allora gli viene facile citare Le città invisibili di Calvino per quel richiamo al sogno di veder risorgere anche la città più devastata, “come una farfalla dal bozzolo”.
Rinnovare è il tema che invece Cavaliere riserva al desiderio di dare una veste innovativa “all’istituzione Comune”, di riforma dell’organizzazione,collaborando con il privato laddove il pubblico è insufficiente ad offrire servizi (“è cresciuto il numero degli asili in città”), formando il personale ai nuovi compiti che l’attualità richiede.
E seRicostruirepresuppone che qualcosa sia andato distrutto, Claudio Cavaliere non nasconde il giudizio “non pienamente soddisfacente di questi ultimi anni di amministrazione”, evitando con diplomazia di riferirsi a “macerie”, ma senza precludersi l’amarezza di rivelare “il bilancio negativo, un pre-dissesto che significaamministrare continuamente sotto tutela”. E dunque,tra gli obiettivi c’è quello di risalire la china della disoccupazione, di ridare respiro alle imprese, di rimettere la questione sociale al centro, di “recuperare il senso del futuro”.
Nel suo breve ma per niente tenue intervento, la Cardamone si è detta soddisfatta dell’attenzione con cui Cavaliere vuole riprendere il tema “dello sviluppo necessario di Lamezia per avviare anche lo sviluppo del comprensorio”, non prima di sbottare in un polemico: “Ma non è più possibile che io faccia una delibera contro l’eolico e tutti gli altri nel territorio non la facciano”.
Il già ministro Lanzetta si è riservata invece un momento cordiale, in cui ha confidato ampia disponibilità a supportare la campagna elettorale di Cavaliere, a cominciare dal sostengo alle primarie, “esercizio di democrazia”.
Così come di primarie comestrumento democratico ha parlato Doris Lo Moro, nonostante “il pericolo dei brogli” stia sempre dietro l’angolo.
Dopo le prime considerazioni di prevedibile amarcord, visto il lavoro svolto con il candidato negli anni del suo governo cittadino, la senatrice ha citato in appello il tempo presente, richiamando “le responsabilità di chi non si è espresso di fronte a una città immobile”, soprattutto “le responsabilità di chi non ha favorito la coesione sociale”. E infatti è alla “partecipazione di tutti” che si riferisce quando denuncia “una città ripiegata su se stessa, incapace di una cultura aperta all’esterno”. Così come chiede al centrosinistra di ammettere, sì, i suoi errori, ma soprattutto di concedere che “c’è bisogno di dare una svolta”.
E poi poteva esimersi, la senatrice al fulmicotone, dal bacchettare chi ha approvato il PSC? “Come si è potuto accettare questo piano strutturale a un mese dalle elezioni? ― ha dichiarato, per poi incalzare― Come fa a candidarsi a sindaco, chi è stato tra i sostenitori?”. E sulle note vicende sulle fondazioni, che vedrebbero coinvolti anche due componenti della giunta Speranza, cioè Crimi e Cicione: “Non ho niente contro di loro, solo spero di trovarli dall’altra parte”. Che cioè la sinistra torni a fare solo la sinistra.
E con il groppo in gola per la rabbia, ha salutato i presenti, non senza colpo ferire, vista la presenza in sala di qualche membro dell’attuale legislatura.