Lamezia Terme – Andrea Falvo, Presidente dell’associazione, Città Delle Idee, ha inviato una lettera la primo cittadino di Lamezia e con la quale chiede di Bloccare i business sottesi ai roghi per “spegnere” i fumi del campo rom. Ecco il testo integrale della missiva:
”Egr. Sig. Sindaco Mascaro, il problema dei fumi provenienti dal campo rom non può aspettare un anno come da Lei annunciato, chiede un intervento immediato.
Anche perché non è detto che sgomberare il campo significherebbe mettere fine allo scempio dei roghi (che potrebbero invece spostarsi in altre parti della città), e la Procura non ha potere di intervento autonomo.
Durante la scorsa campagna elettorale, con l’associazione Città Delle Idee abbiamo condiviso una strategia che ripropongo, sperando che possa essere adottata dalla nuova amministrazione.
Per bloccare i roghi, è infatti necessario porsi le giuste domande, individuare gli (pseudo)imprenditori in affari con chi brucia e colpire i business che alimentano i fuochi.
1. Perché vengono accesi i roghi?
Di mezzo al malaffare, si sa, da noi ci sono sempre denaro e connivenze.
I roghi, infatti, hanno certamente un ritorno economico per gli interessati, come ad esempio: (a.) ottenere metalli da rivendere, come il rame, sciogliendo la plastica che li avvolge (ad es. nei cavi elettrici o nelle apparecchiature elettroniche), oppure (b.) bruciare rifiuti speciali, lo smaltimento regolare dei quali sarebbe molto oneroso per le aziende che devono smaltirli.
2. A chi vengono poi venduti i metalli raccolti?
Se si vogliono bloccare i roghi – stante la situazione – è necessario intervenire su chi fa affari coi responsabili dei fumi.
Bisogna definire strategie per identificarli, o comunque far sentire la presenza dello Stato (in surroga il Comune) così da far percepire come troppo rischioso proseguire negli affari illeciti.
Se chi brucia non trova più partner economici, i roghi smetteranno in breve tempo.
Operativamente, si dovrebbe iniziare con il censire tutti gli impianti di stoccaggio di materiali ferrosi che si trovano a Lamezia Terme o nei comuni limitrofi, e che possono avere rapporti commerciali con le tante fonderie del centro nord.
Questa tipologia di impianti sono sotto il controllo della Provincia, alla quale si potrebbe chiedere la collaborazione per le attività da svolgere.
Gli impianti che trattano la compravendita di materiali ferrosi (da riciclo) hanno l’obbligo di curare i registri di carico e scarico nonché ulteriore e copiosa documentazione amministrativa. Pertanto, anche solo analizzando i documenti sarebbe possibile identificare carichi o traffici anomali.
La maggioranza saranno ovviamente impianti gestiti alla perfezione, ma se c’è un mercato dei metalli raccolti a Scordovillo almeno qualcuno dovrà pur comprarli, no? Bene, va trovato e sanzionato.
Con un’attività investigative da demandare alla Polizia Municipale (alla quale non mancano capacità e competenze), sarebbe possibile ricostruire fasi importanti del business sotteso ai roghi, acquisendo materiale probatorio per poi, allora si, investire la Procura della Repubblica con cognizione di causa.
Se identificare chi accende i fuochi è impossibile per mille ragioni, bisogna allora concentrarsi su chi compra da loro i materiali ferrosi.
E’ necessario far passare la voglia di concludere affari (per quanto lucrosi) con chi attizza roghi in loc. Scordovillo!
Ed il comune ha tutte le risorse ed i poteri amministrativi per farlo.
3. Nei roghi vengono bruciati anche rifiuti speciali pericolosi?
Anche questo potrebbe essere un lucroso business, se si pensa che per le aziende smaltire regolarmente rifiuti speciali è molto oneroso.
Nuovamente, per avere risposta, sarebbe necessaria un’attività di intellicence e monitoraggio da parte della Polizia Municipale o delle altre autorità investigative competenti.
Ma l’amministrazione comunale deve fare la propria parte, adottando gli atti necessari.
Perché Lamezia non ne può più.
4. Attività da svolgere – monitorare gli accessi – delegare attività investigativa alla Polizia Municipale.
In primo luogo, gli interventi necessari andrebbero riassunti ed inseriti in un piano d’emergenza per fronteggiare “il problema sanitario e di igiene pubblica“ causato dai fumi. Tale piano andrebbe adottato con ordinanza del Sindaco ai sensi del comma 5 dell’art. 50 del TUEL, che consente ampi margini di intervento, anche in deroga ad altre disposizioni normative.
Con lo strumento amministrativo suggerito, il Sindaco avrebbe mani libere per intervenire, e non è poco.
Nella pratica, essenziale sarebbe partire da un maggior controllo dell’area di Località Scordovillo.
Attualmente ci sono almeno 3 vie principali di accesso al campo rom, che possono essere riconosciute da tutti i cittadini grazie a google maps (dalla via di fianco al ponte ferroviario di c.da Donna Mazza, da via Perugini quasi di fronte al Comune e dal retro dello stadio D’Ippolito).
Sono troppe.
Si dovrebbe mantenere un’unica strada di accesso (e vigilare affinché non ne vengano riaperte altre), in modo da rendere più facile il controllo del traffico diurno e notturno di automezzi in ingresso ed uscita dal campo rom, bloccando fisicamente tutte le altre vie di transito per camion e mezzi che trasportano il materiale da bruciare.
Senza spendere molto, visto che il tema ricorrente è la nota sofferenza economico/finanziaria dell’ente, all’imbocco dell’unica via carrabile che dovrebbe rimanere andrebbe installato un sistema di videosorveglianza attivo h 24 con visore notturno. Un po’ come capita nelle belle città del nord Italia dove le ZTL (zone a traffico limitato) vengono video monitorate h 24 per multare le auto non autorizzate a circolare.
Un sistema di video controllo, da mettere al servizio della Polizia Municipale, consentirebbe di effettuare un buon lavoro di monitoraggio sui mezzi in transito, sugli orari di spostamento e dunque faciliterebbe di molto l’organizzazione di tutte le attività investigative (come i necessari pedinamenti) necessarie a identificare soggetti in affari con chi accende i roghi.
Per altro, si fa presente che l’accertamento di compravendita di materiali ferrosi come quelli in argomento, potrebbe comportare non solo forti responsabilità penale, ma anche gravi conseguenze amministrative e pecuniarie per le aziende ree.
Vigilando il territorio con interventi mirati, spostando l’attenzione sulle cause economiche dei fumi, identificando e sanzionando i soggetti in affari coi responsabili, in breve tempo il business potrebbe subire un duro colpo, e il gravissimo problema dei roghi potrebbe essere risolto.
Considerato l’invito di recente manifestato, restiamo a disposizione del Sindaco per essere convocati ad un eventuale incontro, nel corso quale approfondire la presente proposta politica arricchendola di ulteriori dettagli tecnico/operativi.
Andrea Falvo – Presidente ass. Città Delle Idee