Lamezia – La morte dei due netturbini uccisi in un agguato di tipo mafioso il 24 maggio 1991 mentre stavano svolgendo il proprio lavoro è stata di nuovo al centro di un’iniziativa a cura di “Libera”- associazione contro i soprusi delle mafie in tutta Italia.
In loro ricordo è stata organizzata una manifestazione che si è svolta questa mattina all’auditorium del Liceo Tommaso Campanella di Lamezia Terme, e che ha visto protagonisti non solo i familiari di Pasquale e Francesco ma, anche, Don Luigi Ciotti, Presidente Nazionale dell’associazione.
Al fianco del Preside del Liceo, Giovanni Martello, davvero numerosi sono stati docenti e ragazzi, provenienti anche da altre scuole. Presenti inoltre i parenti di altre vittime di mafie.
Tutti hanno ascoltato, con doveroso silenzio, le parole dedicate al ricordo dei due uomini uccisi. Presenti in platea anche il Sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro e il Vescovo della Diocesi di Lamezia Mons. Luigi Cantafora.
Importanti, e significative, sono state le testimonianze di Francesco Cristiano, fratello di Pasquale Cristiano, e di Maria Tramonte, figlia di Francesco Tramonte, che hanno toccato in maniera diretta e costruttiva, e soprattutto speranzosa e impegnata, l’attenzione di tutta la platea.
Francesco Cristiano, ad un certo punto nel suo discorso, si è rivolto direttamente ai tanti giovani presenti e rivolgendo loro quasi una preghiera ha detto: “Voi che siete giovani, voi che siete studenti, fate memoria. Incamminatevi su una strada giusta. Vi dico solo di studiare e andare a lavorare onestamente. Voi siete la nostra speranza, con noi”. Il protagonista principale della giornata Don Luigi Ciotti, rivolgendosi al pubblico ed ai famigliari dei due netturbini ha richiamato alla memoria che “il 75% dei familiari di vittime innocenti di mafia, in Italia, non conosce la verità e, quindi, non si può costruire giustizia”, non dimenticando si sottolineare che “delle stragi che ci hanno accompagnato negli anni non si conosce la verità, o si conosce solo in parte”. Da qui l’appello “per sentirci vivi dobbiamo impegnarci tutti, 365 giorni all’anno, sennò la memoria diventa retorica, diventa celebrazione, l’inganno della memoria: perché non basta mettere lapidi, i nomi bisogna scriverli con il cuore”. Ma per Don Cotti bisogna “fare veramente memoria, perché la memoria viva di responsabilità: dobbiamo sentire la responsabilità della memoria e della coerenza, la memoria delle coscienze e delle vite inquiete”. Una linea questa che ha accompagnamento l’intero discorso di Don Ciotti che ha augurato a tutti “di avere una coscienza inquieta ed una sana inquietudine”. Ma anche la voglia di capire, di conoscere, perché ha spiegato “abbiamo bisogno di conoscere, perché solo così abbiamo la possibilità di diventare delle persone responsabili”. Per Don Ciotti, fermarsi solamente all’apparenza non porta certamente alla responsabilità della memoria. E’ di tutti il dovere, nessuno escluso, di scendere in profondità alle cose. E nel ricordare le vite di Francesco e Pasquale, e di tutte le altre vittime di mafia, ha evidenziato che “le loro vite, sono vite che scavano dentro di noi, devono scavare dentro di noi. Danno forza e motivazione ci invita all’impegno più determinati e consapevoli”. In definitiva, forte e deciso è il suo grido alla verità,
“verità, quante verità nascoste nel nostro Paese. L’omertà uccide la verità e la speranza. Quanta omertà c’è intorno a noi. E voi sapete benissimo che le verità passeggiano per le vie delle nostre città”. Quindi per Don Ciotti è importante che ci sia una continuità nell’impegno preso, anche perchè ha rimarcato “bisogna cacciare l’omertà perché c’è bisogno della verità. Allora cominciamo dalle piccole cose. Nelle scuole, con i compagni, a casa. Abbiamo bisogno della verità che chiama in gioco soprattutto le nostre coscienze”.
Cita nel suo discorso Papa Francesco, che ha voluto dedicare la giornata mondiale per la pace del 1 gennaio di quest’anno, all’indifferenza. Appunto per dire di No all’indifferenza. – “Perché l’indifferenza anestetizza i cuori e addormenta le coscienze”. Un’immagine forte che coinvolge ognuno di noi e ci invita a non rimanere indifferenti. “L’indifferenza è una malattia mortale”, sottolinea con fervore e determinazione.” Non prendersi perciò dalla rassegnazione. – “Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi. Il cambiamento che noi desideriamo e che sogniamo. Non basta commuoversi ma bisogna muoversi. Conclude il suo intervento lasciando un messaggio preciso e positivo, di non scoraggiamento ma di unione di energie positive. E con lo sguardo rivolto direttamente verso i giovani conclude che “la legalità è la saldatura della responsabilità, uno strumento importante per lo sviluppo della società – so che voi sarete bravissimi, potete farcela. E amatela questa terra, perché questa è una terra meravigliosa. Siate orgogliosi prima di tutto di essere calabresi e siate orgogliosi del lavoro che facevano Pasquale e Francesco, un lavoro umile ma di grande dignità. Se non ci fossero questi operatori ecologici dove andremmo. Abbiamo bisogno – ha concluso – del contributo di tutti, con lo stesso rispetto e attenzione per tutti”.
Paola Gallo