Lamezia: Mazza consegna a Papa Francesco “La Passione”

mazza-lameziaLamezia Terme – L’artista Lametino Raffaele Mazza con la sua famiglia, in occasione del Giubileo della Misericordia della Diocesi di Lamezia Terme svoltosi oggi a Roma, ha donato a Sua Santità Papa Francesco, l’opera dal titolo “La Passione”, alla presenza del Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora, che ha presentato l’artista a papà Francesco, e di autorità religiose militari e civili. La consegna è avvenuta sul sacrato della Basilica di San Pietro. “Questa giornata segnerà per
sempre la mia vita, sia dal punto di vista spirituale, umano e artistico, essendo particolarmente attratto e ispirato dal sacro. Essere stato qui, sul sacrato della Basilica di San Pietro
è donare personalmente a Papa Francesco, quest’opera è stata un’immensa emozione, gioia, soddisfazione, la realizzazione di un sogno”. Dichiara l’Artista Lametino, che ringrazia “Sua Santita’ per avere onorato e accettato il dono del Crocefisso in legno d’ulivo, vite e grano, offrire quest’ opera alla Chiesa – ha aggiunto – per me è stato motivo di soddisfazione ma anche un grande dono e una responsabilità”. Mazza ringrazia, poi, “particolarmente Monsignore il Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora, che ha fatto si, che questo progetto diventi realtà, e Don Roberto Tomaino per la pazienza nel curatore tutti i dettagli. Attraverso l’arte e la creatività, chi si occupa di arte è sollecitato a rappresentare il Mistero di Dio che si è fatto uomo e ha sofferto come noi, nella consapevolezza di parlare non solo ai credenti, ma di suscitare domande e inquietudini in tutte le persone”. Per questo, Mazza si augura che “anche attraverso quest’opera, tante persone si interroghino su una storia, come quella di Gesù di Nazareth, che svela agli uomini e alle donne di tutte le fedi e culture il senso profondo del dolore e della sofferenza umana e la speranza”.
Mazza spiega che “l’opera è stata realizzata utilizzando tre mazza-lamezia1elementi: ulivo; vite; grano. Partendo “dal tronco di un albero d’ulivo, ha cercato “di rappresentare il Cristo Crocifisso con richiami al racconto evangelico della Passione: l’ulivo, che rimanda all’Orto del Getsemani, dove Gesù pregò prima di essere consegnato ai soldati e ai sommi sacerdoti, inoltre raffigura il simbolo della rigenerazione, perché, – spiega – dopo la distruzione operata dal diluvio, la terra tornava a rifiorire, con il ramoscello di ulivo portato dalla colomba; nonché simbolo di pace perché attestava la fine del castigo e la riconciliazione di Dio con gli uomini;la vite, che richiama il vino, il sangue di Cristo, versato per la salvezza di noi tutti; la spiga, che rappresenta il pane spezzato da Cristo nell’ultima cena e il chicco di grano che “cade in terra e muore per portare molto frutto” ;emblema della primavera, della natura che sirisveglia, che vince il buio e l’immobilità dell’inverno e dunque la morte”. Nella sua spiegazione artistica Mazza, poi evidenzia che “l’albero di ulivo, la vite, la spiga di grano, tre come la Santissima Trinità, tre elementi naturali che richiamano la Passione di Gesù e aprono all’evento centrale della fede cristiana: la Resurrezione di Cristo, la rinascita della vita e della speranza oltre il dolore e la sofferenza. Dalla lavorazione completamente a mano del legno alla vernice utilizzata per rappresentare il sangue, ho dato vita a una rappresentazione del Cristo Crocifisso in cui gli elementi della natura della terra di Calabria, si intrecciano con i simboli dei racconti evangelici della Passione, da cui trae il titolo l’opera, ponendo lo spettatore di fronte alla raffigurazione del mistero della sofferenza umana e del dolore innocente”.