Lamezia Terme – (di Giovanni Mazzei) – Si è svolto ieri, presso la casa canonica della chiesa Beata Vergine del Carmine a Sambiase, l’incontro con il Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica di Cosenza Marisa Manzini.
La serata, organizzata dal gruppo MASCI 4 ( Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) di Lamezia Terme è stata un’occasione per discutere principalmente di un argomento spinoso quanto importante, ovvero il bullismo e il cyberbullismo.
Presenti inoltre al convegno Don Luigi Iuliano, Parroco B.V. del Carmine; Giuseppe Caparello, Dipartimento Prevenzione Asp Catanzaro; Franco Muraca, Magister Masci 4 Lamezia Terme; Giuseppe Furgiuele, componente GDL Regionale Promozione della Salute; il vice commissario di Polizia di Lamezia Terme, Maria Gaetana Ventriglia.
Un fenomeno sempre più dilagante e preoccupante, che nelle sue declinazioni cibernetiche ha assunto nuove modalità di esecuzione e azioni, divenendo difficile da rintracciare e verificare.
L’incontro è stato intitolato “Bullismo, Cyberbullismo: anticamera della mafiosità”, e l’atteso intervento della procuratrice Manzini ha messo proprio in evidenza le similitudini dell’atteggiamento del bullo e quello della ‘ndrangheta: intimidazioni, prevaricazioni, minacce, violenze. Una serie di collegamenti che, in una terra come quella calabrese, non possono non essere messi in evidenza. Spesse volte infatti il ragazzo che assume già da tenera età atteggiamenti da bullo, prova una sorta di ammirazione deviata verso l’utilizzo della forza e della violenza.
Ma dietro al bullo dichiara la Manzini: “vi sono in fondo persone fragili, ragazzi e bambini fragili, i quali spesse volte richiedono solamente ascolto”.
“Nonostante si presentino, quindi, con atteggiamenti prepotenti sono ragazzi che tendono a nascondere fragilità. Ma ciò va compreso velocemente, affinché non sia troppo tardi poi per farli tornare sulla retta via. Non dobbiamo credere che il fenomeno bullismo sia solamente maschile, anzi le percentuali indicano una prevalenza femminile del fenomeno”.
Una serie di prevaricazioni e soprusi, riscontrabili anche nel sistema mafioso e perciò non ignorabili. Vengono anche passati in rassegna i vari articoli dei codici giuridici che normalizzano tali fenomeni, i quali sono ascrivibili a volte come reati veri e propri.
Vi è ora il cyberbullismo, perciò le minacce e i ricatti tramite mezzi social, che come le cronache hanno riportato conducono spesse volte le loro vittime a gesti estremi.
“Il cyberbullismo si presenta di enorme gravità, visto che ha indotto alcune vittime di soprusi al suicidio. Ciò ha condotto alla realizzazione di una normativa ad hoc per tale fenomeno.”.
Molestie,pressioni psicologiche rivolte da giovani ai loro coetanei; ai maggiori di 14 anni viene però ora concesso la possibilità di divenire parte attivo in tutto ciò, avendo loro la possibilità di sporgere direttamente denuncia in procura senza intermediari, avviando l’iter giurisdizionale.
Altro aspetto del tema è il bullismo verso gli insegnanti e in ciò i responsabili maggiori sono i genitori.
Ciò che auspica la Manzini è “un incontro sempre più proficuo tra scuole e famiglie, il quale nel tempo si è allentato”. Viene trattato anche il fenomeno emulazione verso le serie TV, il cosiddetto effetto Gomorra.
Infine un appello: “Ragazzi ricordatevi che l’atteggiamento da bullo conduce a un futuro già segnato; alle vittime dico denunciate, ditelo agli adulti: è l’unico modo affinché i bulli possano cambiare atteggiamento. Bisogna smettere di vedere l’omertà come fenomeno contrapposto all’infamia e in relazione all’onore; solo la denuncia può consentire di intraprendere una strada civile”.