Il nuovo decreto Calabria Graziano è una scatola vuota

Catanzaro – «Nuovo Decreto Calabria, pieni poteri al commissario ad acta ma zero prospettive. Si rischia di finire in un tunnel profondo e senza uscita. La Camera approva un ordine del giorno, proposto dal Centro Destra, che impegna il Governo sulla riapertura degli ospedali chiusi e sul potenziamento dei presidi di montagna parzialmente utilizzati, ma di fatto non c’è nessun impegno normativo che ne preveda la reale ripresa delle attività. Quindi, non si è riusciti a mettere nero su bianco un piano concreto per tutelare il diritto alla salute. Non solo, si dice genericamente che serve assumere personale a tempo determinato per far fronte all’emergenza Covid, dimenticando totalmente che la Calabria è in deficit di medici, infermieri e operatori sanitari da prima della pandemia. Praticamente questo Decreto è una scatola vuota». È quanto dichiara il Presidente dell’Unione di Centro in Consiglio regionale, Giuseppe Graziano, preoccupato degli effetti che la nuova legge per il riordino della sanità in Calabria, così impostata, potrebbe avere sui servizi al cittadino.

«È un provvedimento – aggiunge Graziano – carico di tantissimo populismo ma privo di ogni contenuto. Spero che in seno di approvazione definitiva al Senato, il nuovo Decreto Calabria cambi completamente forma ma, in realtà, non nutro alcuna speranza. Anche perché le discussioni degli ultimi mesi, imbastite dalle forze di Maggioranza e farcite di tantissime contraddizioni, non danno adito a nessuna modifica sostanziale del provvedimento. Quello che sappiamo è che per i prossimi due anni saranno dati pieni poteri al commissario ad acta, che avrà prerogative sull’edilizia sanitaria e potrà nominare un proprio staff dirigenziale composto da ben 25 persone. Sappiamo anche che i commissari delle Asp e delle Aziende ospedaliere potranno essere nominati pur non avendo alcuna competenza specifica in materia sanitaria».

«Di davvero grave, però, – precisa Graziano – c’è che, ancora una volta, non si prevede la riapertura degli ospedali chiusi e che non ci sarà alcun piano di assunzioni per garantire alla sanità calabrese più personale da mettere a disposizione dell’utenza. Evidentemente lo scandalo degli ultimi mesi non è servito a portare il Governo su una posizione oggettiva e razionale e il diritto alla salute nei territori periferici continuerà ad essere negato mentre la gente per curarsi continuerà ad emigrare. Non è bastata nemmeno la tirata d’orecchie fatta da Gino Strada sull’utilità di garantire una rete ospedaliera pubblica capillare. Nulla. Solo parole. Persino i soldi che dovevano essere destinati alla Calabria per uscire dall’impasse sanitario sono stati dimezzati considerato che, è scritto nella bozza del Decreto approvato alla Camera, si prevede un fondo di accantonamento di soli 60milioni di euro (prima erano 60milioni all’anno). Insomma, c’è solo l’ennesimo rigurgito populista che sostiene di voler giustamente liberare la sanità calabrese da corruzione, illegalità e interessi criminali ma non dice nulla su come vuole farlo. Il vero problema, in realtà – conclude il capogruppo dell’UDC in Consiglio regionale – è che a dire queste cose e ad impostare questo provvedimento è la stessa classe politica che attraverso i commissari ha governato la sanità calabrese negli ultimi anni con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Personalmente, non mi sento responsabile di questa situazione in rovina e con me buona parte della classe dirigente del Centro Destra calabrese, che nei fatti non ha avuto nessun ruolo di responsabilità nella gestione del diritto alla salute. Eppure, da rappresentanti delle istituzioni, legittimamente eletti, continuiamo a rimanere esclusi dall’assolvere ad un dovere che ci impone la Costituzione