Ambiente: energie rinnovabili ma occhio all’ambiente

pale-eolico-offshore2Lamezia Terme – “Un’Europa sostenibile per un mondo migliore”: questo riportava in sintesi la comunicazione della Commissione Europea del lontano Giugno 2001. Aumentare l’impiego di fonti rinnovabili costituisce una delle più importanti misure per rispettare il protocollo di Kyoto e la convenzione delle Nazioni Unite sull’ambiente globale.La produzione di energia elettrica derivante dagli impianti biomasse, eolico, geotermico, idrico e solare rappresenta un primo importante indicatore di performance della Green Economy, oltre a mostrare quella che è la giusta strada per la riduzione della dipendenza da impianti convenzionali, alimentati a gas, carbone e idrocarburi, il cui massiccio utilizzo in passato ha portato al cambiamento climatico e al tristemente noto “effetto serra”.

Da quel lontano 2001 c’è stato il boom del rinnovabile ed in particolare dell’eolico e molto è stato fatto….forse anche troppo: già nel 2014 sicontavano 1846 insediamenti su tutte le zone montane più belle e incontaminate della nostra bella penisola.
Viene quasi da chiedersi se, in nome di un “economia ecologica”, non si sia avallata una vergognosa e scriteriata dislocazione di tali parchi la cui localizzazione viene ad essere decisa sulla base di contrattazioni tra ditte produttrici, Regioni e qualche amministratore “interessato” con il risultato di vedere svenduto per un valore economico pressochè nullo (almeno per le casse comunali) i valori ambientali più significativi dei nostri territori.“Parchi” si , che però richiedono la realizzazione di strade, di manufatti, di scavi per la posa dei cavi, di cabine di trasformazione, (una per ogni torre) e di strade di accesso per il collegamento alla rete viaria nazionale che causa danni all’ambiente floro/faunistico. Senza contare che quando questi impianti diventeranno obsoleti il loro smantellamento e successivo smaltimento, cominceranno a spuntare anche da noi come già in California, dei veri e propri cimiteri eolici con migliaia di pale mai rimosse.

Purtroppo nel comprensorio Lametino dopo la creazione sulle alture del monte Contessa si inizia a parlare di futuri parchi eolici anche sul versante del Reventino.Il problema apparentemente sembra ancora lontano ma è proprio ora che vanno prese delle decisioni anzichè rimanere passivi a guardare un fenomeno che, è solo questione di tempo (…o di “economia ecologica”), ci riguarderà presto.

Il Comune di Lamezia già nel Dicembre 2014 aveva dato parere contrario alla realizzazione di tali parchi; sullo stesso tono in nostro Sindaco Paolo Mascaro che nel Novembre 2015 ha anch’egli espresso parere contrario. E’ noto che tanti altri Comuni, associazioni, partiti, movimenti hanno preso posizione in merito ma nulla fino ad oggi concretamente è stato fatto per creare una solida linea comune che dica NO alla Regione che viene ad imporre diktat dai propri uffici. Sarebbe quindi il caso di chiedersi se c’è la volontà di tutti i Comuni dell’hinterland, di respingere la realizzazione degli ennesimi parchi eolici posizionati sempre più spesso su zone di alto valore naturalistico e paesaggistico dove natura e paesaggi incontaminati fanno fortunatamente ancor oggi sfoggio delle loro bellezze.

Che rinnovabile sia ma con criterio: in una Calabria in cui persistono ancora cinque centrali termoelettriche a gas (5000MW prodotti dalle centrali di da Altomonte, Rizziconi, Rossano, Scandale e Simeri Crichi) che di ecologico hanno ben poco ma di cui non si può fare a meno: se in teoria domani queste centrali venissero “spente” ci troveremmo di fronte ad una notevole carenza energetica, in quanto di fatto durante la nostra giornata consumiamo circa il 55% di energia prodotta da impianti a gas. La favola del surplus energetico è vera a metà: abbiamo esubero solo se consideriamo nel calcolo anche le fonti “a gas”.
L’energia da fonte rinnovabile con i suoi oltre 50 impianti è ancora il 65% circa di quello che sarebbe il fabbisogno totale dei 2 milioni di Calabresi. Ci vorrà molto impegno per arrivare anche noi ai livelli di produzione di energia derivata esclusivamente da impianti da fonte rinnovabile come già accade in regioni come la Valle d’Aosta ed il Trentino alto Adige.

Eppure l’eolico su terra non è l’unica strada: possibile che in una regione/nazione circondata dal mare non si parli ancora di impianti off-shore? Una strada percorsa già da anni da 11 Paesi dell’ Unione, con capofila la Germania e il tutto con buoni risultati, considerati gli oltre 8000 MWgià installati(coprono il fabbisogno di energia di circa 5milioni di abitazioni corrispondenti alla produzione di 4 centrali nucleari). E nel mondo, dal Giappone alla Nuova Zelanda, agli Stati Uniti.
Impianti a basso impatto naturalistico-paesaggistico e a grande resa, alcuni persino galleggianti (e quindi più facilmente amovibili una volta esaurita la loro funzione). Al largo di alcuni tratti di costa Siciliane e Pugliesi (Gela, Licata e Taranto) e anche a largo dell’isola di Pantelleria si è cominciato già a valutarne l’opportunità ma come al solito (o non saremmo in Italia) allo stato attuale tutti i progetti presentati sono bloccati a causa di un vuoto legislativo e di alcuni ricorsi al Tar.

Lo sviluppo dell’ eolico offshore è anche per Legambiente un opportunità da non perdere, c’è quindi da chiedersi se quella dell’eolico su terrasia l’unica strada da percorrere o se magari, date le alternative possibili, non debba/possa essere messa in secondo piano rispetto alla preservazione del patrimonio paesaggistico che costituisce una delle principali (ed ancora in gran parte solo potenziali) chiavi di attrazione per il turismo.
Con questo non si vuol intendere che la nostra amministrazione debba essere contraria alla creazione sul suo territorio di impianti eolici a priori, si vuole solo ribadire che la scelta della loro allocazione deve avvenire con più criterio.

Sarebbe pertanto auspicabile che si addivenisse alla formalizzazione di un documento di intesa con tutti i Comuni interessati in modo tale che venga imposta una “moratoria” alla realizzazione di nuovi impianti eolici su zone di pregio paesaggistico e per far pervenire nelle opportune sedi regionali un’unica voce, più forte di altri ed “alti” interessi, nell’attesa che le Regioni varino piani energetici accurati che tengano conto dei valori ambientali. Solo cosi Lamezia e i Comuni limitrofi avranno maggiori possibilità per tutelare al meglioil loro territorio.
Francesco Raso