Sanita’: in cinquemila ad Acri per dire no al piano Scura

Acri
Acri(Cosenza) – Circa 5000 cittadini sono scesi in piazza ad Acri per protestare contro il “decreto che cancella quasi totalmente servizi diagnostici e clinici imprescindibili per l’erogazione di un servizio minimo in questi territori disagiati, dove a farne le spese saranno i laboratori ematologici e radiologici, oltre che dove presenti alcuni servizi importanti, come la pediatria, la cardiologia, la fisioterapia, la psichiatria, la ginecologia e altri omologhi” e soprattutto penalizza i cosiddetti ospedali di Montagna. In cinquemila hanno solcato una città deserta per via della serrata dei negozi a supporto della protesta, dando così inizio nella regione alle istanze che i cittadini dei territori montani dove insiste una struttura ospedaliera intendono portare all’attenzione del Commissario alla Sanità, Massimo Scura, dopo l’emanazione del decreto n. 9 del 02 aprile. Un fatto che ha creato un allarme sociale e che il Comitato degli Ospedali di Montagna Calabresi non intende declinare il suo impegno, “cercando di porre all’attenzione pubblica tale precarietà. Se da un lato queste strutture vengono implementate secondo i dettami del decreto con chirurgie elettive, servizi oncologici e lungodegenze, nello specifico rischiano di perdere le peculiarità con cui fino ad oggi sono state percepite dalle popolazioni”.
Una protesta civile ma ferma, quando in piazza i referenti del locale Comitato hanno dispensato le ragioni della marcia; tra i relatori il sindaco Nicola Tenuta e il Presidente del COMOCAL, Alessandro Sirianni, che ha rimarcato come in una cittadina importante come quella silana i servizi essenziali non possono essere relegati a forme alternative. Gli implementi “ben vengano”, sostengono quelli del Comiatto, “ma che siano di supporto ai servizi diagnostici, che se pensati nel giusto modo potrebbero inserirsi nella rete ospedaliera come valore aggiunto, anche alla luce di quanto emerso sull’emigrazione sanitaria, in parte originatasi proprio per la soppressione dei piccoli ospedali e non solo quelli montani”. E le recenti sentenze del Consiglio di Stato su Trebisacce e Praia a Mare per il Comitato “stanno a dimostrare proprio questo. Evidentemente gli errori di valutazione compiuti da chi ha gestito il Piano di Rientro, debbono fare scuola onde evitarne la reiterazione.