La riorganizzazione della rete ospedaliera penalizzerà il presidio di Lamezia

Lamezia Terme – “Con l’aggiornamento della rete ospedaliera, avvenuta prima con il CDA 194/ 2023 e con il supporto richiesto e ottenuto al Ministero della salute, siamo in presenza di un nuovo DCA che revoca il precedente e recepisce le osservazioni dei ministeri affiancanti. Il tutto in ossequio al Piano operativo 2022/2025 ed in coerenza con il DL 77/2022. Fatta questa necessaria premessa dobbiamo fare un’analisi nel merito: non si tratta, per come recita lo stesso decreto, della nuova rete ospedaliera, bensì di un aggiornamento, necessitato dalle norme richiamate”. È quanto afferma la consigliera regionale del Pd, vice presidente della Commissione consiliare Sanità, Amalia Bruni.
“La stessa relazione al decreto conferma quanto da noi denunciato in questi anni: siamo alla sanità degli adempimenti non dei servizi – afferma Bruni -. da una parte abbiamo gli atti, i decreti, dall’altra la realtà dei fatti. Si annunciano roboanti iniziative ma, non si riescono a garantire i servizi già programmati. La rete ospedaliera in vigore è attuata a poco più dell’80% con uno scostamento sensibile tra quella pubblica e quella accreditata. Si annunciano nuovi posti letto ma non si dice con quale personale saranno attivati. Si tagliano decine di Unità organizzative complesse in ospedali hub e spoke per destinarli ad “Azienda Zero”, senza che quest’ultima, sia entrata nel vivo della funzionalità. Il depauperamento del presidio di Lamezia è inaccettabile, quanto decretato è molto grave: si assumono decreti così delicati senza alcuna informativa, nessun confronto di merito. Si mortificano tutte le rappresentanze a partire dal consiglio regionale, le organizzazioni sindacali, gli operatori sanitari, i territori”.
“Sullo specifico dell’area centrale, per come già evidenziato più volte, bisogna affrontare il tema del ruolo tra Azienda Dulbecco e il resto dei presidi, a partire dall’ospedale di Lamezia – conclude Bruni -. Non possiamo farci passare questo atto sulla testa: a farne le spese sarebbero solo i calabresi”

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