Inchiesta su Ponte Morandi, la riflessione di Fabio Guerriero (S&D)

Catanzaro – “Quanto vale una vita umana? Una domanda pertinente se riflettiamo su fatti che vanno dal terremoto dell’Abruzzo del 2009 sino alla manutenzione del Ponte Bisantis del 2021: assistiamo, attraverso le cronache dei giornali, al decadimento della società italiana che gode, ed in alcuni casi spera, che tragedie naturali o procurate scientemente accadano al fine di garantire a qualcuno un mero vantaggio economico”. E’ quanto afferma Fabio Guerriero, presidente de “Socialisti&Democratici”.
“Il valore della vita umana se si misura in termini economici ci porta ad affermare che spesso diventa più conveniente risarcire una morte che prevenirla. Altre volte rende addirittura vantaggiosi i decessi – afferma Guerriero -. Per farci comprendere cosa si intende per “conveniente” pensiamo alla storia della Ford Pinto che aveva un difetto di fabbricazione che, in caso di velocità sostenuta, portava il paraurti a schiacciare il serbatoio della benzina, generando un innesco che rischiava di infiammare il veicolo. Ford decise di soprassedere sul difetto di fabbricazione facendo un calcolo costi-benefici secondo il quale risarcire l’eventuale morte dei conducenti dell’auto esplosa sarebbe stato più conveniente che sostituire il pezzo difettoso. Nel caso della Ford Pinto, dunque, era più conveniente risarcire un decesso che prevenirlo”.
“Altre volte, i decessi sono stati considerati addirittura vantaggiosi. La misura di questi “vantaggi” ci viene fornita da Jeremy Warner il quale ha scritto sul Telegraph che “da un punto di vista economico, il covid-19 potrebbe anche risultare leggermente vantaggioso a lungo termine, eliminando in modo sproporzionato le persone anziane non autosufficienti” consentendoci di risparmiare sulla spesa pubblica e sulle pensioni. In una società che ha smarrito il valore della vita, il fattore economico diventa totalizzante”.
“Non esiste, purtroppo una ricetta utile a ripristinare valori ed idee andati perduti, certo è però che il solo ricorso alla giustizia terrena anche attraverso un inasprimento delle pene sembra il mezzo meno idoneo a risolvere il problema – conclude Guerriero -. Dinnanzi a reati che violano la sacralità della vita umana non vi è condanna compensativa che sortisca effetti duraturi. Urge, quindi, ripensare il modello di società e per far fronte a questa sfida epocale vi è bisogno che le migliori risorse, di cui ogni comunità dispone, si impegnino in un percorso di rinascita sociale che non può prescindere dall’investimento in cultura.
Anche Catanzaro, forse più di altre comunità calabresi, ha bisogno di riscoprire la propria dimensione di comunità sana e virtuosa. Per ridare linfa ad una nuova identità va sottoscritto un patto tra generazioni che riguarda società e politica. La politica catanzarese deve selezionare la sua classe dirigente rinunziando a candidature troppo esposte ai “bisogni primari”, la società deve farsi parte attiva di un processo di rigenerazione che non può e non deve delegare ai tanti che le si offrono a prescindere dalla competenza ma animati solo da disegni personali”.