‘Ndrangheta: da vittima a complice, la scalata di un imprenditore

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Reggio Calabria – Da vittima a complice della ‘ndangheta. Ruota fra i rapporti fra il clan Piromalli di Gioia Tauro e Alfonso Annunziata, imprenditore campano trapiantato in Calabria, l’operazione “Bucefalo” della Guardia di Finanza che oggi ha portato all’arresto di 11 persone (di cui una in carcere, 7 ai domiciliari e 3 con l’obbligo di dimora) e il contestuale sequestro delle quote di 12 societa’ e di un centro commerciale. Annunziata, che figura tra i destinatari delle misure cautelari con i suoi familiari, deve rispondere di associazione mafiosa e associazione per delinquere.

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A lui faceva formalmente capo l’omonimo centro commerciale, del valore di 210 milioni di euro, sequestrato dai finanzieri, che in realta’ rientrava nel complesso dei beni riconducibili ai Piromalli. Le indagini portate a termine dalle Fiamme Gialle hanno evidenziato che i rapporti trentennali tra l’imprenditore e il gruppo criminale risalgono agli albori dell’attivita’ commerciale di Annunziata e che il suo iniziale ruolo di vittima, sottoposto alle estorsioni dalla ‘ndrangheta, si e’ poi trasformato nel tempo in un “chiaro rapporto simbiotico”, dal quale sia l’organizzazione criminale che l’imprenditore avrebbero tratto vantaggio indiscutibili.

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Le indagini hanno permesso di documentare attraverso la viva voce dell’uomo, intercettato mentre raccontava ai suoi congiunti ed al suo commercialista vari episodi del passato, che i suoi primi rapporti con l’allora capocosca latitante Giuseppe Piromalli, 94 anni, iniziarono a meta’ degli anni ’80, quando l’imprenditore, da poco abbandonato il commercio ambulante di abbigliamento nei mercati rionali, apri’ un negozio nel cuore della citta’ di Gioia Tauro. Proprio in quegli anni si verificarono i primi attentati che costrinsero l’imprenditore ad allontanarsi da Gioia Tauro e a farvi rientro solo dopo aver chiesto personalmente il consenso al capocosca, durante la celebrazione di uno dei tanti processi che vedevano alla sbarra il clan.

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Da quel momento, ottenuto il placet, Annunziata inizio’ la sua scalata imprenditoriale, che lo vide in poco tempo divenire unico proprietario di un vero e proprio impero con la creazione del piu’ grande centro commerciale della Calabria e tra i primi del Sud Italia. Da un lato, lAnnunziata poteva lavorare in un regime sostanzialmente di monopolio, senza alcun tipo di problema “ambientale”, anzi, se necessario, ottenendo anche trattamenti di favore da parte della pubblica amministrazione su cui intervenivano pressioni da parte della cosca; dall’altro lato, il clan poteva arricchirsi e svilupparsi nel settore imprenditoriale, cosa che altrimenti – considerata la normativa antimafia – le sarebbe stata assolutamente preclusa. Dalle indagini e sarebbe emerso che, in questa veste, l’imprenditore, unico e indiscusso leader commerciale dell’abbigliamento nella piana di Gioia Tauro, e’ addirittura interpellato da chiunque voglia intraprendere un’attivita’ economica all’interno del centro commerciale, non per discutere di vincoli contrattuali o commerciali, ma per avere rassicurazioni sulla tranquillita’ ambientale, garantendo il suo fattivo contributo quale referente della ‘ndrangheta locale.

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Piu’ in particolare, l’attivita’ investigativa avrebbe dimostrato che gia’ il terreno sul quale e’ stato costruito l’originario capannone del Centro Commerciale “annunziata”, fu in realta’ acquistato nel 1993 dall’allora capocosca Giuseppe Piromalli, di 70 anni, , ma intestato proprio all’imprenditore , e che la costruzione dei capannoni realizzati nel tempo – e tuttora in fase di ampliamento – era appannaggio di imprese legate o autorizzate dalla cosca. Dalle indagini p risulta, inoltre, che tra le motivazioni dell’omicidio di Rocco Mole’, storico alleato dei Piromalli, avvenuto nel febbraio del 2008 e che ha fatto da spartiacque nei rapporti tra le due cosche, vi fossero anche i contrasti per accaparrarsi la costruzione dei capannoni del centro commerciale Annunziata. Dalle indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sarebbe anche emerso che l’imprenditore gioiese non ha avuto alcuna voce in capitolo nell’affare, non potendo decidere neanche la ditta cui affidare i lavori in quanto tale decisione era appannaggio esclusivo della locale malavita, non per mera e semplice imposizione mafiosa, ma nella piena compartecipazione alle scelte strategiche della cosca Piromalli, attesa la consapevolezza che il progetto imprenditoriale fosse una loro creatura. La circostanza sarebbe dimostrata, secondo gli inquirenti, corroborato dalla disponibilita’ di numerosi appezzamenti di terreno nella zona circostante il centro commerciale ed adiacente allo svincolo autostradale di Gioia Tauro.

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Nel corso delle investigazioni sarebbe inoltre emersa l’esistenza di una fiorente attivita’ criminosa parallela, finalizzata alla vendita di articoli di abbigliamento ed accessori recanti marchi o segni distintivi contraffatti. Si tratta di una pluralita’ di condotte delittuose, che ruotano in sostanza attorno a due compagini associative, solo apparentemente e formalmente distinte , ma che – datala medesima tipologia di merce commercializzata, l’identico contesto territoriale in cui operano, nonche’ l’esistenza di reciproci e strettissimi rapporti di parentela (e di frequentazione), oltre che le cointeressenze economiche, tra i soggetti coinvolti, sono state concretamente considerate operanti in connessione e stretta sinergia tra di loro. La prima compagine facente capo e promossa da Alfonso Annunziata opera nell’ambito delle attivita’ commerciali della societa’ Annunziata s.r.l. e dell’ omonima ditta individuale, e costituisce, secondo gli inquirenti, un sodalizio criminoso, che annovera tra i partecipi, oltre ad Annunziata, il fratello Fioravante, la moglie Domenica Epifanio, le figlie Valeria, Rosa Anna e Marzia Annunziata, nonche’ Carmelo Ambesi.
L’altra associazione capeggiata da Claudio Pontoriero (genero di Annunziata e marito della figlia di quest’ultimo Rosa Anna) e’ attiva piu’ specificatamente nell’ambito degli interessi economici della societa’ Maipon line snc di Pontoriero Claudio & C., con punto vendita aperto all’interno del parco commerciale Annunziata. Il sodalizio criminale contemplerebbe, oltre a Pontoriero e alla moglie Rosa Anna Annunziata, Roberta Bravetti (con il ruolo di promotrice ed organizzatrice), Andrea Bravetti e Andrea Fani’.

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