Catanzaro – Il cimitero internazionale dei migranti, che sara’ realizzato dalla Regione Calabria in un luogo fortemente simbolico, nell’area dell’ex campo di concentramento Ferramonti di Tarsia, sara’ dedicato e intitolato al piccolo Aylan Kurdi, il bambino siriano di 3 anni, trovato ieri senza vita su una spiaggia della Turchia, le cui foto hanno colpito profondamente tutti e riempito il cuore di dolore e di rabbia. Lo rende noto, “con commozione e dolore per la tragica fine di quel bambino”, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, protagonista da due anni(dalla tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013) della lunga ininterrotta battaglia per la realizzazione del cimitero internazionale dei migranti, per dare una degna sepoltura a tutte le vittime delle tragedie del mare, che una settimana fa il presidente della Regione, Mario Oliverio, ha ufficialmente annunciato sara’ realizzato in Calabria. Corbelli annuncia che “e’ anche pronto, se il padre del bambino vuole, a portare in Calabria la salma del piccolo siriano, (e se sono state o saranno recuperate anche le salme del fratellino di 5 anni e della mamma che sono morti insieme a lui) per seppellirlo in quel cimitero internazionale dei migranti, che portera’ il suo nome, per conservarne per sempre un ricordo e fare di quel povero, sfortunato bambino l’immagine simbolo dell’orrore della tragedia dell’immigrazione. La famiglia del piccolo Aylan fuggiva dalla guerra e voleva andare in Canada, ma la richiesta d’asilo e’ stata respinta. Il Canada ha negato il permesso. Sono morti in tre , il bambino, un fratellino di 5 anni e la mamma. Si e’ salvato solo il padre. Il cimitero dei migranti sara’ intitolato a questo bambino, per fare di quel piccolo, sfortunato profugo, della sua immagine sconvolgente e dolorosissima che ha scosso la coscienza di ogni essere umano, il simbolo dell’orrore delle tragedie del mare, perche’ ogni cittadino del pianeta e tutti i capi di stato e di governo del mondo che verranno in visita in Italia, possano andare nel cimitero che porta il nome di questo piccolo siriano per rendergli omaggio, per chiedere perdono per non aver salvato lui e tutte le altre migliaia di vittime delle tragedie del mare e dell’immigrazione. Le foto di quel bambino, senza vita, disteso sulla spiaggia e in braccio ad un agente turco, non possono e non devono mai essere dimenticate e archiviate. Dovranno rappresentare per sempre l’emblema della immane tragedia dell’immigrazione, il simbolo di una vergogna planetaria, un monito per i potenti del mondo che non hanno fatto nulla per impedire che questa strage continua si consumasse giorno per giorno con il sacrificio di migliaia di poveri migranti, uomini, donne e bambini”.