Scuola: C’ero anch’io all’assemblea sindacale unitaria

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-di Fiore Isabella

Lamezia Terme – C’ero anch’io all’assemblea sindacale unitaria, indetta per il primo giorno di scuola nei locali dell’Istituto Pacioli di Catanzaro Lido. Ero presente non per inaugurare il ritorno di fiamma per l’attività sindacale, dopo 18 anni di astinenza, ma per significare, come ho avuto modo di segnalare nel mio breve intervento, la speranza che uno strumento, come il sindacato, che si fa luogo e occasione di discussione e di confronto, in particolare in questo momento storico, non può correre il rischio di entrare nel piano renziano di “rottamazione” di tutto ciò che si configura come impedimento all’uomo solo al comando; una sorta di delirio di onnipotenza che, invocando un piano di desertificazione della partecipazione e della rappresentanza, ispira palcoscenici in cui l’ attore indisturbato, al centro della scena, rassicura la platea circa gli effetti catartici della sua performance teatrale. Le cose riportate dalla stampa sull’evento raccontano della ricchezza del dibattito e registrano le preoccupazioni di quegli insegnanti di ruolo di Lamezia e Catanzaro, costituitisi in comitato, che combattono da mesi una battaglia disperata contro un governo che definisce “Buona scuola” una riforma penosa. In un clima assembleare, tutto sommato disponibile all’ascolto, non ho potuto, però, non richiamare ad una riflessione autocritica la nostra categoria, rispetto all’inclinazione del corpo docente a rendere spesso i collegi dei “convitati di pietra”, dove sovente si accoglie chi è incline a parlare, esercitando un diritto, come chi ha tempo da perdere. Cosa dovrebbe dire, a tal proposito, quella mamma-maestra che ha lasciato a casa il marito e il figlio ammalato per una provincia lontana rompendo il proprio nucleo familiare e non l’equilibrio cronologico tra impegno funzionale all’insegnamento e tempo da dedicare alla famiglia? Recuperare il ruolo dei docenti dando valore agli strumenti che li rappresentano è un passaggio essenziale per riaffermare la democrazia nella scuola italiana e nella società nel suo complesso. I collegi dei docenti nella scuola pubblica non possono essere esautorati dei propri poteri , anche se limitati, per diventare strumento passivo di ratifica o peggio ancora, semplici esecutori della volontà del “capo azienda”. Combattere contro l’idea di mettere al centro del progetto educativo uno “sceriffo” è, insieme, un’opportunità per difendere la scuola di tutti e un atto d’amore per la democrazia.

Fiore Isabella
Insegnate Lamezia Terme

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