Panama Papers: premier Islanda tenta sciogliere Parlamento

Sigmundur-David-Gunnlaugsso
Reykjavik – Si aggrava la crisi politica scatenata dallo scandalo dei cosiddetti ‘Panama Papers’ nella remota e di solito tranquilla Islanda: minaccia infatti di sciogliere l’Alpingi, il Parlamento monocamerale di Reykjavik, e di indire elezioni anticipate il primo ministro Sigmundur David Gunnlaugsson che, stando ai file resi pubblici da un pool internazionale di giornalisti investigativi, avrebbe occultato fondi grazie a una societa’ di comodo da lui stesso creata nel 207 in un paradiso fiscale come le Isole Vergini Britanniche, intestandone poi il 50 per cento fittizio alla moglie Anna Sigurlaug Palsdottir. Anzi, Gunnlaugsson ha gia’ tentato di farlo: al presidente Olafur Ragnar Grimsson, rientrato precipitosamente dall’estero, ha infatti chiesto l’autorizzazione ad agire, ma il capo dello Stato gliel’ha negata, come lui stesso ha poi annunciato in televisione. Grimsson ha spiegato di voler prima sentire i vertici del Partito per l’Indipendenza, partner di minoranza nella coalizione conservatrice ed euro-scettica al potere da quasi tre anni sull’isola artica, per avere un quadro completo della situazione. Le forze di opposizione nel frattempo continuano a premere per le dimissioni del premier, che non ne vuole neppure sentir parlare; e, dopo quella tanto affollata quanto turbolenta di ieri, una nuova manifestazione di piazza contro di lui e’ prevista in serata.
“Ho detto al capo indipendentista (Bjarni Benediktsson, anche ministro delle Finanze e dell’Economia; ndr) che, se i suoi deputati pensano di non essere in grado di sostenere il governo nel completare i compiti comuni, allora sociogliero’ il Parlamento e convochero’ elezioni generali”, aveva scritto Gunnlaugsson sul proprio account Facebook prima di essere ricevuto dal capo dello Stato. D’altra parte i ‘Panama Papers’ chiamano in causa lo stesso Benediktsson, e la sua formazione politica appare frastornata, tanto da non aver ancora deciso se proseguire o meno nel sostenere l’esecutivo. La delicatezza della situazione e’ comprovata appunto dalla decisione di rientrare in anticipo da una visita ufficiale negli Stati Uniti presa non soltanto da Grimsson, ma persino dal leader indipendentista, partito in fretta e furia dalla Florida.
Il premier dal canto suo continua a negare di possedere denaro off-shore, tanto meno in nero. Nel 2009, quando per la prima volta entro in Parlamento, omise di citare la partecipazione azionaria nei Caraibi svelata dai ‘Papers’ tra le sue proprieta’, come imposto invece dalle leggi islandesi. Per il Paese scandinavo si tratta della contingenza piu’ difficile dall’emergenza finanziaria del 2008-2001, quando rischio’ il default a causa dei fondi-spazzatura che ne intossicavano il sistema bancario, e che portarono al collasso i tre istituti di credito maggiori, troppo indebitati.