Processo Eclissi: i carabinieri di Gioia Tauro eseguono tre arresti

arresti-ecclisseReggio Calabria I Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro hanno tratto in arresto, nei comuni di Seminara, San Ferdinando e Reggio Calabria, Francesco Di Bella, 33 anni, di Seminara, Jhonny Pantano, 24 anni, di San Ferdinando, e Viktoriya Trifonova Georgeva, di anni 25 di nazionalità bulgara, tutti già noti alle forze dell’ordine, in esecuzione di una ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, a seguito della sentenza di condanna emessa nell’ambito del processo “Eclissi”.
I tre sono stati condannati rispettivamente alla pena di anni 12 e mesi 4 di reclusione (Di Bella), anni 12 di reclusione (Pantano) e anni 14 di reclusione (Georgeva), poiché ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso per aver partecipato attivamente all’organizzazione criminale egemone in San Ferdinando nota appunto come “Locale di San Ferdinando”.

Le indagini,avviate nell’estate del 2013, avrebbero consentito di far luce sugli interessi criminali ed economici nella zona di San Ferdinando e Rosarno, in cui operano le famiglie di ‘ndrangheta dei “Bellocco-Cimato” da un lato e dei “Pesce-Pantano” dall’altro che, a seguito di alcune frizioni, rischiarono di scendere tra loro in guerra (cosiddetta Operazione Eclissi portata a compimento dai Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro).

In particolare, secondo quanto è emerso, il Di Bella, quale intraneo alla cosca “Bellocco-Cimato”, imperante in San Ferdinando e zone limitrofe, avrebbe avuto il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati ed avrebbe eseguito le direttive impartite dai vertici dell’associazione, nell’interesse dell’intera organizzazione criminale, occupandosi della custodia delle armi della cosca e dell’acquisto di inneschi per confezionare il munizionamentocooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo.

Il Pantano, considerato partecipe ed intraneo alla cosca “Pesce-Pantano” alle dipendenze del padre Giuseppe, cl.’62, vertice del medesimo sodalizio, con compiti operativi nel settore delle armi e dei danneggiamenti, secondo le indagini, era deputato a mantenere rapporti con esponenti di altre famiglie, in particolare con gli appartenenti alla cosca rivale dei “Bellocco-Cimato”. Secondo gli investigatori era a completa disposizione degli interessi della cosca cooperando anch’esso con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo.

La Georgeva, secondo le indagini svolte, anch’essa sarebbe partecipe alla cosca “Bellocco-Cimato”, con il compito di “postina”, veicolando le informazioni tra i sodali, con il compito di recapitare, portare e detenere armi e munizioni, nonché di gestione delle attività commerciali per conto di altre personee di contrabbandare ingenti quantitativi di tabacchi lavorati esteri, cooperando anch’essa,con gli altri associati, nella realizzazione del medesimo programma criminoso.

I tre arrestati, ultimate le formalità di rito, sono stati tradotti presso la casa circondariale di Palmi (RC), ad esclusione della Georgeva, la quale era già detenuta per altri motivi,presso la casa circondariale di Reggio Calabria.

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