Camorra: droga e gioco on line, 46 misure cautelari

caserta-carabinieriNapoli – Blitz dei Carabinieri nelle province di Caserta, Napoli, Benevento, Viterbo, Parma, Cosenza e Catanzaro contro la Camorra. I militari di Casal di Principe stanno dando esecuzione a una ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal tribunale di Napoli nei confronti di 46 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, ricettazione, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, intestazione fittizia di beni, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso e commessi per agevolare il clan dei Casalesi. L’indagine ha consentito di ricostruire la articolazione della cosca operante nei comuni della Agro Aversano, riconducibile alla fazione Schiavone-Venosa, dedita, tra l’altro, al racket delle estorsioni e alla gestione delle piattaforme online.

Dei 46 indagati, 43 sono destinatari di una misura cautelare in carcere e uno di un divieto di dimora. Tutti sono ritenuti affiliati o favoreggiatori del clan dei Casalesi, fazione “Schiavone-Venosa”. Tra gli arrestati per 416 bis, anche l’unico figlio ancora in liberta’ del boss Francesco Schiavone, Valter. Nelle indagini e’ stato fondamentale Raffaele Venosa, diventato collaboratore di giustizia. Colpita da divieto di dimora anche la figlia di Venosa. I carabinieri di Casal di Principe, coordinati dalla Dda di Napoli, nel corso dell’indagine hanno ricostruito una serie di attivita’ illecite messe a punto dai familiari piu’ stretti dei Venosa e degli Schiavone per mantenere le attivita’ del clan e mantenere i carcerati e le loro famiglie, dalle estorsioni all’imposizione di slot machine. Gli indagati avevano anche messo a punto piattaforma di poker online per bar, i cui proventi andavano per il 60 per cento al clan e il restante all’esercente complice. Scoperta anche una bisca clandestina in un bar di Casapesenna; il proprietario e’ tra gli arrestati di questa mattina. Tra le attivita’ gestite dalla cosca per tenere le casse in attivo vi era anche quella di una sorta di “protezione” per gli spacciatori che poi dovevano dividere i proventi, oppure lo spaccio diretto di sostanze stupefacenti. Sequestrate anche 3 pistole.

Camorra: Minniti, contro Casalesi operazione di grande livello
Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, si e’ congratulato con il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio del Sette, minniti-marcoper l’operazione eseguita dai Carabinieri di Casal di Principe, coordinata dalla magistratura e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di 46 presunti appartenenti al clan dei Casalesi. “L’operazione di oggi – ha sottolineato il ministro Minniti – e’ un risultato di grande livello. Grazie, infatti, ad una intensa attivita’ investigativa ed a un lavoro attento e puntuale, e’ stato possibile ricostruire e smantellare una fitta e pericolosa organizzazione criminale che operava prevalentemente nei comuni casertani dell’agro aversano. I provvedimenti eseguiti oggi, in diverse province, nei confronti di 46 soggetti, tra cui anche l’ex boss Francesco Schiavone e il figlio Walter, per diversi capi di imputazione come associazione mafiosa, estorsione e traffico di stupefacenti, dimostrano ancor una volta lo straordinario lavoro delle Forze dell’Ordine e della magistratura nel contrasto al crimine organizzato”.
Camorra: blitz Casalesi, nel mirino pm ‘reggenza’ clan
“Dopo l’arresto dei figli di Francesco Schiavone si assiste ad una fase di reggenza affidata ad uomini che pur non appartenendo alla famiglia di Sandokan sono provvisti di autorevolezza e sono in grado di controllare il territorio”. A scriverlo il gip Francesca Ferri nell’ordinanza che ha portato questa mattina all’esecuzione di 46 misure cautelari di persone vicine o affiliate al clan dei Casalesi, tra cui anche il figlio del boss, Valter Schiavone. Il periodo storico oggetto delle indagini e’ stato proprio quello della reggenza di Raffaele Venosa che, tornato il liberta’ nel 2014, prende immediatamente il comando del clan fino al suo nuovo arresto nel maggio 2015 per il duplice omicidio Coviello-Pagano avvenuto nel 1992. Dopo l’arresto, Venosa iniziera’ a collaborare raccontando alcune cose, tra queste quella che la preoccupazione maggiore di un “capo clan” era quella di provvedere alla retribuzione degli affiliati e mantenimento dei detenuti. A tal fine Raffaele Venosa aveva organizzato un sistema grazie al quale i proventi dell’attivita’ estorsiva e di quella degli stupefacenti confluivano all’interno di una cassa comune che permetteva allo stesso reggente di preparare le “mesate” che affidava ai suoi fedelissimi, ovvero il genero Giuseppe Verrone, Angelo D’Errico e Giuliano Venosa. I militari dell’Arma, dunque, in questa indagine hanno accertato come il gruppo Schiavone sia stato un piena attivita’ dall’agosto 2014 al maggio 2015. Oltre a Venosa, sono state importanti le dichiarazioni di Juri La Manna e della moglie Anna Barretta Perrotta, che hanno iniziato a collaborare nel settembre 2016.

Camorra: blitz Casalesi, pentito rivela ‘business’ gioco on line
“Uno dei business fonte di maggiori introiti per il clan dei Casalesi, in particolare per la famiglia Schiavone, e’ stata la gestione dei siti online delle scommesse sportive, come il sito Lira ber, Dollaro poker ovvero il poker on line…”. A raccontarlo ai magistrati e’ Umberto Venosa, uno dei pentiti che ha contribuito a ricostruire le attivita’ della cosca per fare cassa e mantenere affiliati e detenuti. Umberto Venosa dal 2012 al 2013 aveva proprio il compito di girare nei locali pubblici di Villa Literno, Villaggio Coppola, Castel Volturno e Domitiana dove vi erano slot machine. “Io raccoglievo i nomi dei collocatori – racconta – e li contattavo affinche’ pagassero la tangente. Sempre nelle stesse zone, mi occupavo anche degli esercizi commerciali che raccoglievano scommesse sportive sui siti illegali”. Il collaboratore spiega come agiva: “Mi accorgevo di questi siti dove venivano indirizzate le scommesse che offrivano una quota maggiore rispetto a quelli ufficiali, chiedevo al barista chi era la persona che aveva collocato gli apparecchi, lo contattavo e chiedevo la tangente. Spesso mi veniva risposto che gia’ stavano a posto. Il clan aveva preso accordi con i gestori delle societa’ attive nel settore che si trovavano a Casal di Principe e Aversa. Il clan garantiva il monopolio a queste societa’ che nel frattempo si sono espanse in tutto il territorio nazionale e in cambio riceveva una percentuale di 80-90 mila euro mensili”. L’ex affiliato rivelara che il guadagno per la ‘famiglia’ arrivava a “40 mila euro mensili nella fase iniziale” e che aveva consegnato 17 mila euro a una persona che si presento’ “in nome e per conto di Valter Schiavone”.