‘Ndrangheta: assassino latitante, moglie vittima chiede gustizia

giorgino3-600x450Reggio Calabria  – Francesco Giorgino fu ucciso il 21 febbraio 1996 a Lazzaro (Rc) , davanti ai figli Annamaria, di 8 anni, e Salvatore Maurizio, di 14. Sara’ fra le vittime di mafia ricordate nel corso della manifestazione promossa da “Libera” per il prossimo 21 marzo a Locri. La moglie, Domenica Diano, oggi ha scritto ai giornali per ricordare la sua voglia di giustizia. Per quel delitto, infatti, nessuno ha pagato. “Sono trascorsi 21 anni da quel drammatico pomeriggio in cui mio marito, il padre dei miei due figli Annamaria e Salvatore Maurizio oggi trentenni, fu freddato a colpi di pistola mentre lavorava nella sua officina a Lazzaro. Mori’ davanti ai loro occhi giovani, increduli, terrorizzati. Quel delitto – denuncia – attende ancora giustizia. Chi quel pomeriggio ha ucciso il padre dei miei figli, rendendoli orfani di un papa’ che adoravano, non e’ mai stato assicurato alla giustizia perche’ ad oggi ancora latitante. A noi sono rimasti solo il dolore e una feroce assenza che ancora lacerano, a distanza di ventuno anni, come se il tempo non fosse mai passato. Il dolore non si placa – spiega – e il senso di impotenza per questa ingiustizia, che continuiamo a subire giorno dopo giorno, certamente non aiuta. La nostra vita non e’ stata e non e’ semplice. Cio’ e’ immaginabile ma non e’ per ispirare pieta’ che ho voluto condividere il ricordo di mio marito. L’associazione Libera mi ha insegnato che la memoria e’ un valore prezioso per ogni comunita’ in cammino verso il riscatto e la speranza. Nonostante le difficolta’ quotidiane economiche e non solo, nonostante i sacrifici, le rinunce, i seri problemi di salute, con i miei figli e per i miei figli vado avanti e tengo vivo il ricordo del nonno di tre nipoti e del quarto in arrivo. Guardando a loro, nel buio trovo la luce e il coraggio di non desistere e cerco di indicare anche ai miei figli, segnati per sempre, una strada diversa dalla rassegnazione. Non e’ semplice”.

Sul suo profilo Facebook, lo scorso 21 febbraio, ventunesimo anniversario del delitto, il figlio della vittima, Salvatore Maurizio, ha scritto di ricordare sempre gli occhi del padre, strappatogli quando aveva solo quattordici anni. Per puro caso quel giorno, il ragazzo non si era recato in officina per stare con lui, come faceva sempre. “Mio figlio – dice Domenica Diano – non dimentica gli occhi grandi e affettuosi di mio marito quando lo rassicurava dicendogli che tutto sarebbe andato bene. Quei momenti bui e difficili ci sono anche adesso che mio figlio non ha piu’ un padre che gli possa dare fiducia. Mia figlia Annamaria e’ in dolce attesa e non passa giorno che il suo cuore non la conduca al passato quando mangiava sempre sulle ginocchia del padre. Il dolore ha il sapore amaro di una felicita’ ingiustamente e brutalmente negata. La nostalgia e’ struggente e non concede tregua, neppure solo per un attimo perche’ neppure un fugace abbraccio e’ piu’ possibile. Il loro padre non c’e’ ormai da tanto tempo ma il ricordo non muore e non morira’”. Giorgino era pugliese, originario di Cerignola, in provincia di Foggia, e aveva quarant’anni. “Ci eravamo conosciuti a Milano – racconta la vedova – e ci eravamo subito innamorati. Lui era venuto in Calabria per seguirmi e coronare qui il nostro sogno d’amore. Era la mia terra di origine, la Calabria, ma presto divenne anche la sua, per il mare e per l’amore che qui lo aveva condotto. Questa, tuttavia, fu per lui anche la terra della morte”. La donna conosce nome e cognome dell’omicida, un sorvegliato speciale. “In pochi minuti per un litro d’olio non consegnato, perche’ non nella sua disponibilita’, la sua vita – ricorda – fu brutalmente interrotta. Un affronto arrecato senza intenzione alcuna, che invece gli costo’ la vita e distrusse per sempre la nostra famiglia”. Un conto che il killer, all’epoca sorvegliato speciale, ebbe la liberta’ di regolare di persona e indisturbato. “Ma chi e cosa sorvegliavano? Me lo chiedo ancora oggi – continua la vedova – dopo tutti questi anni. Mi chiedo come quell’uomo sia riuscito a prendere una pistola nella sua abitazione, accanto all’officina, e sia stato lasciato libero di andare armato nell’officina di mio marito per sparargli, senza che nessuno se ne accorgesse e glielo impedisse. Le domande sono tante ma sono sempre rimaste senza risposta. Una vicenda assurda aggravata dalla persistente e ancora attuale latitanza del responsabile”.