Fisco: Gdf chiede dati su 10.000 posizioni Credit Suisse

Roma –  La Guardia di Finanza, avvalendosi dei nuovi canali di cooperazione internazionale tra l’Italia e la Svizzera, ha richiesto alle autorita’ fiscali elvetiche informazioni in ordine a quasi 10.000 titolari dei rapporti finanziari esteri emersi nel corso delle indagini di polizia giudiziaria svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Milano nei confronti del Gruppo Credit Suisse. L’iniziativa deriva dagli esiti dell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, conclusasi, tra l’altro, con il patteggiamento dell’istituto di credito per responsabilita’ in relazione al reato di riciclaggio.
Al termine dell’attivita’ di analisi ed approfondimento svolta unitamente all’Agenzia delle Entrate, le indagini hanno consentito di identificare, fino ad ora, i titolari di 3.297 posizioni – contenute in elenchi acquisiti nel corso delle indagini – la maggior parte dei quali gia’ destinatari di contestazioni degli uffici finanziari conclusesi con la riscossione – anche per effetto dell’adesione alla prima procedura di collaborazione colontaria, la “voluntary disclosure” – di circa 173 milioni di euro per imposte, sanzioni e interessi.
Le richieste riguardano ora gli effettivi beneficiari italiani, tuttora non compiutamente identificati, di ulteriori 9.953 posizioni finanziarie, per un ammontare complessivo di 6.676.134.954 euro.

La lista dei presunti evasori italiani aiutati da Credit Suisse a nascondere fiumi di denaro all’estero era emersa dalle perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza di Milano nell’ambito dell’indagine sulla maxi frode messa a segno attraverso polizze fasulle. Il 14 dicembre 2016, il gip Chiara Valori aveva ratificato il patteggiamento della banca a 8,5 milioni di euro, tra sanzioni pecuniarie e denaro confiscato. Il colosso di Zurigo era indagato come persona giuridica in base alla responsabilita’ amministrativa degli enti e aveva chiuso anche il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate accettando di pagare la somma di 101 milioni per imposte, interessi di mora e sanzioni. Per la prima volta, una grande banca e’ stata accusata direttamente di avere orchestrato una gigantesca evasione fiscale. Dopo la chiusura dell’inchiesta, il fisco ha cominciato a presentare il conto ai titolari di 3297 posizioni identificate con certezza e ora vuole vederci chiaro su altre 9953 la cui identita’ e’ tuttora misteriosa. Fonti investigative spiegano infatti che di alcuni clienti era indicato solo il conto e non il nome e di altri si faceva fatica a ricostruire l’identita’ perche’ criptata. Tra le prove raccolte nel 2014 nel corso delle indagini partite da una verifica fiscale di routine, c’era anche quello che gli inquirenti avevano definito con ironia il ‘manuale del perfetto evasore’, un prontuario con le istruzioni impartite ai funzionari della banca per tenere segreti i clienti italiani. Tra le ‘regole’, quella di “non avere con se’ alcun documento riferibile alla banca”, neppure una lettera o un biglietto da visita. Dei circa 23mila evasori complessivi, piu’ di 4000 hanno utilizzato uno specifico strumento finanziario considerato illegale: una polizza assicurativa fittizia, ideata per trasferire all’estero capitali non dichiarati.