Ucraina: Cantiere Laboratorio, I fratelli Luzhetskij sono liberi

Lamezia Terme – Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dell’associazione di Lamezia Terme “Cantiere Laboratorio” in relazione alla liberazione dei fratelli Luzhetskij, caso che in Italia era stato sollevato dalle associazioni “Speranza” e “Cantiere Laboratorio”: “Nel pomeriggio del 27 dicembre 2017, i fratelli Luzhetskij, detenuti in Ucraina dal 2014 per aver aiutato la popolazione civile del Donbass, nel corso di uno scambio di prigionieri tra Ucraina e Repubblica Popolare di Donetsk, sono stati liberati.
Ai prigionieri liberati, 72 in meno rispetto a quanto prevedeva l’accordo, le autorità ucraine non solo non hanno restituito i documenti, ma hanno imposto loro di firmare una dichiarazione nella quale gli stessi non avrebbero lasciato il suolo ucraino.
Di conseguenza, appena gli ex prigionieri hanno raggiunto il primo checkpoint di Donetsk, il regime di Kiev li ha iscritti nel registro dei ricercati con l’aggiunta del reato di violazione della misura preventiva.
Significa che i fratelli Luzhetskij possono circolare nel territorio delle Repubbliche di Donetsk, Lugansk ed il territorio della Federazione Russa. In caso contrario scatterebbe, per loro l’ordine di arresto.
Altri 14 prigionieri sono stati trattenuti, dagli ucraini, contro la loro volontà.
Il caso di Dimitry e YaroslavLuzhetskij in Italia è stato sollevato dall’Associazione italo-russa “Speranza” e dall’Associazione “Cantiere Laboratorio” che il 7 novembre 2017 a Roma in Piazza Verdi hanno organizzato, insieme al Movimento Internazionale Blogger e l’Unione Volontari del Donbass, una manifestazione di protesta per la loro ingiusta detenzione e per la loro libertà. Alla fine della manifestazione le stesse associazioni avevano consegnato una nota di protesta all’Ambasciata Ucraina.
Dopo la liberazione,Dimitry dice: “Nel 2014 eravamo venuti a prendere le nostre famiglie, ma ci aspettavano i servizi di sicurezza ucraini ai quali ci aveva segnalato nostro padre. Successivamente abbiamo avuto occasione di parlare con lui e ci ha detto di essersi arruolato nell’esercito ucraino per “andare ad uccidere” la popolazione del Donbass.Noi eravamo sicuri di essere uccisi”.
“Abbiamo vissuto per molti anni nell’Ucraina Occidentale – hanno dichiarato – ed ogni giorno abbiamo dimostrato di essere russi. Poi lo abbiamo dimostrato a Kiev quando ci fu il colpo di stato senza sederci ma resistendo e chiamando gli altri a resistere. Abbiamo pagato sulla nostra pelle, perdendo le nostre proprietà, le nostre attività e la nostra libertà. Siamo stati per tre anni in isolamento solo per il fatto di essere russi senza chiedere compromessi sulle accuse, senza mai accusare nessuno”.
Ragazzi forti ed ottimisti nonostante quanto hanno vissuto. Le autorità ucraine dopo averli distrutti economicamente hanno cercato di distruggerli psicologicamente e fisicamente sottoponendoli ad ogni genere di tortura ma non sono riusciti a piegarli. Oggi sono pronti a ricominciare a vivere da uomini liberi ed a raccontare al mondo la loro storia”.