Catanzaro – Pietro Domenico Zucco, 61 anni, l’uomo che critica l’operato del sindaco di Riace, Domenico Lucano, in un’intervista postata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sul suo profilo Facebook, sarebbe un prestanome del clan della ‘ndrangheta Riga-Metastasio. Questo emerge dagli atti giudiziari e dal processo a suo carico, conclusosi in terzo grado con una condanna. Zucco fu arrestato nel 2011 dalla Guardia di Finanza della tenenza di Roccella Jonica, in provincia di Reggio Calabria, insieme ad altre due persone di Stilo. I finanzieri gli sequestrarono due aziende operanti nel settore del movimento terra e calcestruzzo, poi fu condannato in via definitiva, nel 2015, a 4 anni e mezzo di reclusione per trasferimento fraudolento di valori.
“Oggi – scrive il ministro presentando il video sui social, riferendosi alla manifestazione di sabato a sostegno di Lucano – la sinistra (tra cui la Boldrini…) ha manifestato solidarieta’ al sindaco di Riace, finito ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Quando hanno indagato me, l’Associazione Nazionale Magistrati ha difeso il pm dichiarando “basta interferenze”, ora diranno le stesse cose? Nel frattempo, se avete 2 minuti sentite cosa diceva questo cittadino di Riace parlando del sindaco…”. Nel video l’uomo si presenta all’intervistatore con nome e cognome, Pietro Zucco. Da sinistra piovono accuse sul ministro e leader della lega per l’utilizzo di parole ad un uomo ritenuto vicino alla mafia calabrese.
Ma com’e’ nata l’intervista? L’Agi lo ha chiesto all’autore, il giornalista catanzarese Luigi Mussari, che l’aveva realizzata due anni fa per un sito, “www.Calabriamagnifica.it”, di cui e’ direttore responsabile. “Sono infastidito – dice – perche’ qualcuno ha voluto strumentalizzare il mio lavoro, che ho svolto senza alcuna finalita’ politica, ma anzi, era volto a valorizzare il lavoro di un sindaco che una rivista americana, “Fortune”, aveva inserito fra gli uomini piu’ influenti della terra. Come tanti colleghi, felice del fatto che un calabrese fosse stato inserito in una delle classifiche piu’ celebri ed importanti al mondo, mi sono precipitato a Riace per sentire gli umori della gente ed al bar del paese ho trovato questo signore al quale ho chiesto un parere su Lucano e sul primato attribuito da “Fortune” al paese, peraltro gia’ noto per il rinvenimento dei famosi bronzi. L’ho fatto, ripeto, senza alcuna finalita’ che non fosse quella di valorizzare la Calabria. Ricordo di aver trovato persone tutt’altro che disponibili a parlare e che anzi fuggivano davanti alla telecamera. Il mio intento, da calabrese amante della mia terra – ribadisce – era quello di magnificare il sindaco di Riace e raccogliere commenti positivi al riguardo. Non ho chiesto alla persona intervistata, come non l’ho chiesto a tante altre, di fornirmi il certificato penale e i documenti d’identita’. Non potevo sapere chi fosse. Quando l’ho pubblicato, il servizio ha riscosso qualche visualizzazione, poi – dice Mussari – c’e’ stato l’arresto di Lucano con le polemiche che ne sono scaturite ed e’ stato strumentalizzato da alcuni esponenti politici, come Giorgia Meloni, Gianni Alemanno e Matteo Salvini che lo hanno pubblicato sui loro siti. In meno di 36 ore, ha riportato oltre 300.000 visualizzazioni, diventando virale”. Concetti che Mussari ribadisce in un editoriale che appare sulla prima pagina del sito. “Non rispondo ai commenti apparsi sulla pagina Facebook – aggiunge – ma davvero sono molto dispiaciuto per quanto sta accadendo”.