‘Ndrangheta: mani su parcheggi Malpensa, ma imprenditore denuncia

Milano – La criminalità aveva il controllo completo dei terreni intorno all’aeroporto di Malpensa. Un sistema infranto solo dalla denuncia di un imprenditore onesto, che ha denunciato in procura le pressioni della ’ndrangheta e anzi, sconsigliato dagli stessi magistrati di continuare la sua ricerca di un terreno per costruire il parcheggio ha detto: “Io non mi piego”. E’ la vicenda emersa dall’indagine ‘Krimisa’, con cui oggi sono state arrestate 34 persone alcune delle quali colpite dall’accusa di 416 bis, ovvero associazione a delinquere di stampo mafioso.
L’operazione, che trae il nome dall’antico nome greco di Cirò Marina, in Calabria, ha dimostrato il collegamento tra la locale di Lonate Pozzolo e Legnano (Milano) con la terra d’origine. Gli ‘ndranghetisti, molti dei quali colpiti già nel 2009 e nel 2010 da lunghe pene detentive nell’ambito delle indagini Bad Boys e Crimine infinito, avevano “ricostruito” completamente la loro organizzazione in Lombardia, e ora puntavano sul controllo dei parcheggi intorno allo scalo internazionale, diventato “più appetibile economicamente ora che Linate è chiuso per 4 mesi”, ha fatto presente la pm antimafia Alessandra Cerreti, che insieme al numero uno della Dda Milanese, Alessandra Dolci, ha coordinato l’indagine. L’unico a rompere il silenzio è stato un imprenditore locale, che avrebbe voluto acquisire un terreno per costruirvi un parcheggio: infinite le pressioni delle cosche, anche indirettamente tramite un consulente del lavoro, ora ai domiciliari, “che si fingeva neutro ma era in realtà portatore di interesse dei mafiosi”. Tra coloro che inviavano messaggi intimidatori, anche una giovane incensurata, fidanzata del figlio del boss, al quale era intestato uno dei parcheggi già in mano alla ‘ndrangheta. “La presenza di un imprenditore che denuncia ci dà speranza: è la prima volta in Lombardia” ha sottolineato l’aggiunto Dolci.