Carceri: Detenuti con patologie psichiatriche problema gravissimo

Roma –“Le difficoltà denunciate dal Garante nazionale dei dirittidelle persone private della libertà personale, Mauro Palma, al di là dei fattori contingenti registrati a Torino, sono di vasta portata e non degni di un paese civile. Soggetti con infermità mentale, anche grave, continuano a permanere in carcere con cure inadeguate e in condizioni proibitive per qualunque ipotesi di recupero. Ciò, per di più, complica ulteriormente il lavoro della Polizia penitenziaria, costretta proprio malgrado a dover gestire tali detenuti infermi, e non di rado comporta grossi problemi di ordine e sicurezza penitenziaria, laddove i medesimi compiono gesti inconsulti, anche con violente aggressioni ai danni degli operatori, per i quali non sono ovviamente imputabili”.

Così Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, commenta le dichiarazioni rilasciate dal Garante nazionale dei diritti delle personeprivate della libertà personale, Mauro Palma, a seguito di una visita presso la Casa Circondariale di Torino.

De Fazio poi argomenta:“il problema dei detenuti affetti da patologie psichiatricheè senza tema di smentita uno dei principali fra quelli che attanagliano il sistema carcerario e, più in generale, di esecuzione penale del Paese. Con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza si sono rivelate assolutamente insufficienti e inadeguate, sia sotto il profilo concettuale sia sotto quello strutturale e quantitativo, specie in relazionealle così dette infermità sopraggiunte, che non trovano di fatto una compiuta tutela sanitaria”.

“Tutto ciò– spiega ancora il leader della UILPA Polizia Penitenziaria –si riversa pesantemente sulla gestione delle carceri e, particolarmente, sulla Polizia penitenziaria che non è preparata e formata, né dovrebbe essere direttamente deputata, al trattamento di detenuti affetti da infermità mentali, anche gravi, i quali, troppo spesso abbandonati a se stessi, finiscono con lo scaricare il loro difficile stato emotivo aggredendo gli operatori.Delle circa sessanta aggressioni mensili, conteggiando solo quelle più gravi, che subiscono gli appartenenti alla Polizia penitenziaria, buona parte avvengono a opera di detenuti con infermità psichiatrichee con ovvie e gravi ripercussioni per gli operatori e la sicurezza delle carceri, ma pure per gli stessi detenuti che vengono spesso sballottati da un penitenziario all’altro nell’improbabile ricerca, difatti quasi sempre vana, di migliori possibilità di gestione”.

“Una delle principali richieste che rivolgeremo alla Ministra delle Giustizia Cartabia, quando, come da lei stessa preannunciato e auspichiamo prestissimo, vorrà incontraci,– conclude De Fazio – sarà proprio quella di recuperare la pertinente sezione della riforma all’ordinamento penitenziariogià proposta dall’allora Ministro Orlando, in esito agli Stati Generali dell’esecuzione penale, ma poi non recepita”.