Reggio: presentato al Pentedattilo Film Festival il documentario “Radio Migrante”

Radio Migrante
Reggio Calabria – La vita dei migranti raccontata attraverso una narrazione originale, fatta di quotidianità e una passione per la musica che può salvare: è questo Radio Migrante, un documentario il cui trailer è già on line sui canali Youtube. Presentato in occasione del Pentedattilo Film Festival che da sempre punta a valorizzare il meglio delle produzioni nazionali e internazionali, il lavoro di produzione calabrese, grazie a una tematica affrontata con delicatezza e partecipazione, ha coinvolto il vastissimo pubblico arrivato come ogni anno al borgo antico. Il progetto nato dal connubio tra realtà professionali del territorio come Ram Film, Fondazione Odyssea e Fabbrica Delle arti, realizzato per il Festival dell’Aurora di Crotone, ha scelto di affrontare il tema dell’emigrazione senza impronte giornalistiche o d’inchiesta: “Abbiamo seguito il viaggio interiore di questi ragazzi – racconta il regista Emanuele Milasi – e ci siamo concentrati sulle loro passioni, sulla loro bellezza che, nonostante le difficoltà personali, permane e si muove a ritmo di musica”. Girato a Crotone tra una radio, una stazione e un camper, il lavoro propone dei lampi di quotidianità fatti di note e ostinazione. L’unione di diverse realtà produttive calabresi ha dato quindi vita a un prodotto cinematografico dal respiro internazionale, sottolineando come insieme si possa raccontare qualcosa senza dover passare da strade già battute. E forse anche per questo il Pentedattilo Film Festival è stato scelto come veicolo di presentazione del documentario, perché l’evento è da sempre piattaforma di confronto fra diverse realtà, basti pensare ai gemellaggi con Napoli Film Festival e Shortini Film Festival, e ai numerosi cortometraggi internazionali che vengono presentati ogni anno. Gaetano Crivaro, regista del film che al borgo antico ha diretto anche con grande successo il workshop “Ritratto Filmato”, laboratorio per appassionati di Cinema e Fotografia, aggiunge: “Il fatto di utilizzare la radio come legame narrativo ha permesso di affrontare una situazione di estremo disagio con la delicatezza che è propria della musica. E anche in questo documentario vedremo come l’arte dei suoni allevia le sofferenze”.