Libri: “l’arte della seta a Catanzaro”, saggio storico di Toraldo

arte-seta-CatanzaroCatanzaro – Si chiama “L’arte della seta a Catanzaro tra il Mezzogiorno e l’Europa nel Sei e Settecento” (Rubbettino Editore, pp. 320 – Euro 19), il libro di Amedeo Toraldo, storico e ricercatore catanzarese. L’originalita’ dell’indagine e’ legata al rinvenimento di fonti documentarie di estremo interesse, tra le quali lo Statuto dell’Arte della seta del 1718 – edito nel volume – e la documentazione sulle esportazioni di tessuti serici fuori della Calabria nel ‘600. Per la prima volta vengono offerti dati quantitativi e seriali sulla commercializzazione e la produzione dei “drappi di Catanzaro”, che fanno vedere come la sericoltura abbia offerto un importante contributo all’economia del Regno di Napoli, specie fra Sei e Settecento. Con la geografia dei mercati, infra ed extra Regnum, la ricerca restituisce un’inaspettata “galleria” di illustri consumatori, segno della posizione di rilievo occupata da Catanzaro nella rete manifatturiera della Penisola. Nuove conoscenze riguardano forme di produzione, tecnologia, “campionario” dei drappi, mondo del lavoro, dal quale emergono, nominativamente, filatori, tintori, tessitori ma anche la folla “anonima” di altri lavoratori della seta, testimoni di una cultura di lavoro che e’ stata, lungo diversi secoli, motivo di forte identita’ della citta’ di Catanzaro. Damaschi tenuti in gran conto, quelli catanzaresi, la cui lavorazione, “non incoraggiata dai Borboni, fu quasi annichilita dalla moda di tappezzare le stanze con il semplice raso” (U. Caldora, Calabria napoleonica) e conobbe una medesima storia di declino – e’ ancora Caldora a rilevarlo – delle altre consimili manifatture calabresi sorte a Villa San Giovanni, Monteleone, Paola e Reggio. Una decadenza alla quale non fu estraneo, insieme con “le traversi’e dell’agricoltura e la ristretta area commerciale”, il decennio francese di inizio Ottocento con “l’inconsiderato e generale taglio dei gelsi per l’esorbitante consumo di combustibile delle truppe”. A testimonianza dell’importanza che l’industria della seta aveva raggiunto nella citta’, Domenico Grimaldi, nella sua Relazione umiliata al Re di un disimpegno fatto nella Ulteriore Calabria […], data alle stampe a Napoli il 6 agosto del 1785, proprio nella seta riteneva si potesse trovare, accanto ad altre soluzioni, una risposta alla desolazione che in Calabria aveva prodotto il terribile macro-sisma del febbraio-marzo di due anni prima. Sulla seta calabrese, dopo il fondamentale contributo portato nel 1965 dal libro di Giuseppe Galasso sull’intera economia e societa’ calabrese nel Cinquecento, che in realta’ tracciava un canone interpretativo generale che giungeva a comprendere l’intero Settecento, non c’e’ stato un grandissimo seguito di lavori specifici. Il volume verra’ presentato giorno 2 marzo alle 17,30, nella sala giunta della Camera di Commercio di Catanzaro. Ne discutera’ con l’autore il prof. Guido Pescosolido dell’Universita’ “La Sapienza” di Roma. Moderera’ il dibattito la giornalista Rosalba Paletta.