La Divina Commedia opera Musical al Politeama di Catanzaro

Catanzaro – (di Giovanni Mazzei)- Relazionarsi al massimo capolavoro della letteratura italiana (e probabilmente non solamente di quella) non è mai impresa semplice. I rischi di impelagarsi in qualcosa di troppo complicato sono molti; con i vari personaggi, le situazioni, i richiami e i riferimenti a storia e mitologia lo scivolone è sempre dietro l’angolo. Sintetizzare la Commedia dantesca, tanto grande da meritarsi nel ‘500 l’appellativo di Divina è cosa quanto mai difficile.
Vari tentativi di riproduzione hanno cozzato contro tale densità simbolica e semantica, generando rappresentazioni appiattite e prive di profondità.
La Divina Commedia opera Musical – esibitasi in questo week al Politeama di Catanzaro, ospite della rassegna Fatti di Musica, diretta da RuggeroPegna – ha però saputo evitare tale inciampo. Tramite un sapiente mix di ottimi interpreti, splendidi arrangiamenti musicali e il top delle tecnologie sceniche, il musical ha saputo far rivivere gli endecasillabi del Sommo Poeta, trasformando le rime dell’Alighieri in uno spettacolo moderno e contemporaneo, che ha saputo però rispettare il canone del Divino Poema.
La profondità (in senso tecnico) è stata sfruttata apieno dando l’idea di un palcoscenico vastissimo: quinte, sfondo e inserti fatti calare ad hoc hanno infatti asservito al compito di supporto alla proiezione scenica, alla creazione di scenari splendidi. Tutto ciò non solamente grazie alla tecnologia ma anchegrazie a ottimi scenografi fisici; lo spettatore si è dunque ritrovato, dopo aver varcato la soglia degli inferi, sulla riva dell’Acheronte, osservando la barca del traghettatore infernale Caronte, così come nel palazzo che ammirò l’amore di Paolo e Francesca.
Mentre la voce narrante di Dante anziano, affidata a Giancarlo Giannini, continuava nel suo lungo flashback a ripercorrere i passi che dalla selva oscura lo portarono a riveder le stelle, lo spettatore segue i passi concreti del giovane dante (Antonello Angelillo) e del suo mentore Virgilio (Andrea Ortis, anche regista). Essi hanno condotto lo sguardo dello spettatore, rapito da questo assoluto kolossal, all’interno del bosco dei suicidi incontrando Pier delle Vigne, oppure fra le fiamme delle malebolge ad incontrar Ulisse e la sua smania di conoscenza, prima di essere divorato dal mare.
E dopo l’Inferno, cantica che coincide con il primo atto, il Purgatorio e dunque – dopo il mesto abbandono con Virgilio – l’incontro conBeatrice: l’amore che ha sempre guidato i passi del poeta.
Il viaggio di Dante – ma anche dello spettatore, dopo oltre due ore di show ad altissimi livelli – volge al termine, l’apparizione di Beatrice, cosìavveniristica, come se fosse davvero “scesa in terra a miracol mostrare” (seppur, ricordiamo, siamo nel regno ultraterreno: purgatorio prima e paradiso poi) ci fa arrivare laddove le sue parole – leit-motiv del musical – sin dall’inizio ci hanno anticipato ovvero alla ricongiunzione con il sacro, a ricongiungerci con “l’amor che move il sole e le altre stelle”.
Una standing ovation lunghissima saluta la discesa del sipario. La Divina Commedia opera musical ha portato Catanzaro e la Calabria al centro della letteratura italiana, al centro della storia universale dei capolavori.