Sud: imprenditore De Masi, “Serve strumento compensatore”

Catanzaro – Individuare nel Mezzogiorno o in alcune regioni come la Calabria uno strumento “compensatore” che, “partendo dalle criticità e dalle povertà infrastrutturali, possa consentire di avere condizioni di vantaggio rispetto ad altri, al fine di consentire il riallineamento di quest’area del paese al nord Italia”. A proporlo, in una lettera aperta inviata alla stampa, è Antonino De Masi, imprenditore protagonista di battaglie contro la criminalità organizzata e contro il sistema bancario.
“Mi rivolgo ai calabresi e alla classe politica regionale. Provo rabbia, amarezza e delusione – scrive – per aver visto in passato tante sperate “rinascite”, proiettate da manovre “miracolose” che dovevano riallineare il Meridione al resto del Paese. Tutte fallite. Può oggi il nostro Paese, ed anche l’Europa, permettersi le disparità dei propri territori? Possiamo noi tutti permetterci l’ennesimo fallimento? Possono delle manovre ordinarie riuscire a riavviare, in un contesto ancora più drammatico del passato, il motore del Sud? Speriamo di aver ormai superato un periodo drammatico della recente storia del nostro Paese. Ora – sottolinea – abbiamo il dovere di fare la nostra parte per ritornare ad una “normalità” che non sarà come prima”.

L’idea di un “compensatore”, spiega, “è quella che in altri luoghi d’Europa si è già realizzata anche per casi simili. Un territorio con una fiscalità ridotta, che compensi gli “handicap” infrastrutturali presenti. In questo modo, così come ad esempio avviene oggi in Irlanda, in Portogallo con l’Isola di Madeira, e nella famigerata Olanda, si avrà un luogo in cui attrarre imprese e generare ricchezza.
“Questo compensatore, questa area di fiscalità di vantaggio, – prosegue De Masi – consentendo al sistema produttivo importanti economie, restituirebbe in modo semplice ed immediato competitività al territorio, al di là dei deficit infrastrutturali che potrebbero essere anch’essi sensibilmente ridotti in virtù dello sviluppo che si creerebbe. Abbattere la fiscalità significa ridurre i costi, dal costo del lavoro, al costo del fare impresa in generale, in modo che si crei uno sviluppo immediato, rendendo attraente il territorio alle aziende ed agli investitori”.

Questo strumento, secondo De Masi, “può innescare il cambiamento ed in un contesto come la Calabria ed il porto di Gioia Tauro potrebbe cambiare le sorti del nostro Paese in pochissimo tempo; si pensi a quanto avvenuto ad Amsterdam dove intorno al porto si è creato un sistema economico tra i più efficienti del nord Europa. Tutti gli operatori della logistica delle merci saranno spinti a venire in Calabria, investendo grossi capitali. A ciò andrebbero aggiunte piccole “leve” rivolte alle micro realtà imprenditoriali. Penso ad un sostegno da parte delle banche, con prestiti a tasso zero per 15 anni e con forme di garanzie semplificate, come pegni sulle quote aziendali, per garantire il capitale necessario alla partenza e, visto che la competitività sarebbe data dalla fiscalità di vantaggio, senza la necessità di finanziamenti a fondo perduto (e ciò eliminerebbe l’annosa problematica della gestione e dei controlli dell’utilizzo dei fondi pubblici)”. Oltre a ciò, dice, “andrebbero individuati alcuni strumenti idonei ad incentivare la formazione e riqualificazione, pensando anche alla possibilità di una forma di obbligo di reinvestimento nel territorio di parte degli utili conseguiti dalle banche e società finanziarie che beneficeranno della fiscalità di vantaggio”.
Questa operazione potrebbe, secondo l’imprenditore calabrese, generare plusvalenze per il Paese, “in quanto creerebbe ricchezza, farebbe emergere l’economia sommersa e consentirebbe con risultati tangibili l’allineamento dello sviluppo delle diverse aree”. Precondizione essenziale dev’essere la legalità, “con una strategia da parte di tutto l’apparato statuale nelle sue varie articolazioni finalizzata – osserva – a combattere la criminalità, adeguando gli strumenti legislativi a tali obbiettivi. Questa è una precondizione che non può venire meno”.