‘Ndrangheta: minacce di morte e stupro, teste depone in aula

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Vibo Valentia – Minacce di morte rivolte anche ai bambini, pestaggi selvaggi, e persino minacce di stupro. Questi i metodi coercitivi del clan Mancuso di Limbadi spiegati dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia dall’imprenditrice e testimone di giustizia vibonese, Francesca Franze’, chiamata oggi a deporre nel processo nato dalloperazione antimafia “Black Money” del marzo 2013. Sottoposta ad usura da parte del clan Mancuso, Francesca Franze’ ha raccontato in aula l’odissea vissuta insieme al marito Giuseppe Grasso, pure lui imprenditore e testimone di giustizia. Abbiamo pagato al clan Mancuso – ha raccontato – cifre esorbitanti per migliaia di euro di interessi ad usura su un prestito di 40mila e siamo stati costretti ad assumere nelle nostre imprese elementi del clan che pero’ non venivano mai a lavorare ma solo a ritirare lo stipendio. Giovanni Mancuso minaccio di morte me, mio marito ed i nostri bambini se non avessimo pagato i debiti. I Mancuso mi dissero inoltre che prima mi avrebbero violentata e poi buttata in un fossoa”. La donna si sarebbe cosi’ rivolta al boss Antonio Mancuso (imputato del processo e gia’ condannato in via definitiva in altri procedimenti) perche’ tentasse di calmare il fratello Giovanni Mancuso. Riferii a Mancuso – ha spiegato FranzA¨ – che se non la smettevano li avrei denunciati, ma Antonio Mancuso mi disse di non permettermi perche’in tal caso l’avrei pagata cara”.