Processo Perseo: Angotti ritorna sull’omicidio di “Tranganiello”

angotti
di Stefania Cugnetto
– Lamezia Terme – E’ tornato alla ribalta delle cronache l’omicidio di Pasquale Giampà, detto “Tranganiello”, freddato con sei colpi di pistola il 23 settembre 1992. A far tornare alla memoria questo delitto è stato Giuseppe Angotti, primo collaboratore della cosca Giampà e marito di Rosanna Notarianni, prima pentita donna della ‘ndrangheta lametina. Angotti, ascoltato questa mattina nell’aula “Garofalo” del Tribunale di Lamezia, nel corso del processo Perseo, ha dichiarato che dietro l’omicidio di “Tranganiello” ci sarebbe la famiglia “Notarianni”. In aula il collaboratore si è limitato a descrivere una “confidenza” del cognato Aldo Notarianni che gli avrebbe confessato il suo coinvolgimento nell’omicidio. Ma dell’omicidio di Pasquale Giampà, Angotti aveva già parlato, durante gli interrogatori a cui è stato sottoposto all’inizio della sua collaborazione. Nel verbale del 21 novembre 2008, il pentito, rispondeva alle domande degli inquirenti e descriveva i giorni prima e dopo dell’omicidio, collocandolo in quello che egli ha definito “patto di ferro”: “so che avevano un’alleanza nel ’90, lo chiamavano “u pattu i fierru”, nel ’90 con il Cerra e con i Torcasio, questo lo so”. L’omicidio di Pasquale Giampà, avvenne infatti negli anni novanta, anni in cui a Lamezia le grandi cosche “Torcasio” e “Giampà”, non erano rivali ma bensì unite e questa unione veniva allora sancita dal “patto di ferro”. La famiglia Notarianni, sempre vicina a quella dei Giampà, stando al racconto di Angotti, non era voluta da Pasquale Giampà, che desiderava estromettere il “professore”, Francesco Giampà, dal patto, proprio per la sua vicinanza con i Notariannni. Angotti ha raccontato, in quel verbale del 2008, di una discussione tra Aldo e Giuseppe Notarianni e il padre, Luigi Notarianni: “Tranganiello non ci vuole, non vuole al Professore nell’alleanza perché è alleato con noi”. Questo il contenuto della conversazione, secondo Angotti, che poi ha aggiunto “in una seconda conversazione ho sentito Aldo Notarianni dire U tranganiellu nua l’amma a fare, cioè lo dovevano ammazzare”. Pasquale Giampà, quindi, secondo Angotti, fu eliminato perché avrebbe ostacolato la partecipazione al “patto di ferro” non solo della famiglia Notarianni ma anche del “Professore”, quello che negli ultimi anni è stato definito il capo storico della cosca Giampà. Inoltre, Giuseppe Angotti ha raccontato anche dei giorni successivi all’omicidio di “Tranganiello”: “loro festeggiavamo (riferendosi ai cognati ndr), da oggi siamo più liberi. Uccisero un agnello e mangiavano e brindavano”. Delitto già raccontato nel 2008, quindi, ma oggi in aula il collaboratore ha aggiunto un ulteriore tassello, parlando di una “confidenza”, così l’ha definita, che però sembrerebbe un’ammissione di colpa da parte del cognato di Angotti, Aldo Notarianni.