“Medusa-Perseo”: sette pentiti parlano degli aiuti ai politici

Medusawebnuovo

Lamezia Terme – Nella storia giudiziaria, soprattutto per quanto riguarda la ricostruzione delle organizzazioni criminali che operano in città, le operazioni “Medusa” e “Perseo” rappresentano un punto di partenza per conoscere la realtà lametina, ma anche quanto la ‘ndrangheta, così come si legge negli atti, «manifesta la sua volontà di controllare tutte le attività economiche e politiche presenti sul territorio».
Anche sul piano processuale l’operazione “Perseo”, così com’è stato per “Medusa”, sarà importante e di certo entrerà nella storia giudiziaria lametina, svelando molti aspetti non solo dal punto di vista giudiziario, ma anche storico, sociologico e antropologico. Anche se i file digitali che compongono il fascicolo “Perseo” contengono meno cartelle rispetto al più complesso fascicolo “Medusa”, al suo interno sono inserite le comunicazioni di notizie di reato con i diversi capi d’imputazione, ma soprattutto contengono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. E dalla lettura di questi documenti, emerge che la città di Lamezia è una realtà condizionata, che vive sotto la cappa della ‘ndrangheta e che la società è fortemente controllata dalle famiglie mafiose che impongono la loro volontà anche attraverso atti intimidatori. Il dossier “Perseo” è composto da 264 file, suddivisi in 41 cartelle, contenenti le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, con allegati anche dei verbali omissati. E in questo fascicolo, tra le dichiarazioni di un pentito e la ricostruzione di un omicidio, si trova anche l’intera organizzazione del matrimonio della figlia del “Professore”, Vanessa Giampà, sorella dell’ex padrino Giuseppe, anche lei arrestata nell’operazione “Medusa”, che si è sposata il 2 aprile del 2011 a Mesagne in Puglia. Una cerimonia che è costata alla famiglia Giampà, così come emerge dalle fatture emesse ed allegate, appena 16mila euro tra alloggio e pranzo nuziale per i 140 invitati.
Oltre alle spese, gli inquirenti hanno acquisito anche l’elenco di tutti gli invitati al matrimonio e addirittura anche il numero di stanza dove hanno alloggiato, naturalmente tutto a spese della famiglia Giampà. Nell’elenco degli invitati ci sono anche due parenti stretti di un attuale consigliere comunale lametino, anche loro ospiti della famiglia, così come dimostrato anche dalle foto in possesso dagli inquirenti. Tra gli ospiti del matrimonio in Puglia diversi personaggi arrestati nelle operazioni “Medusa” e “Perseo”, così come spuntano anche i nomi di alcuni parenti di un altro personaggio che attualmente siede in Consiglio comunale. Su questo e su quanto dichiarato dall’ex padrino Giuseppe Giampà in merito all’appoggio che la cosca ha dato ai diversi consiglieri comunali, ma anche regionali e nazionali, stanno ora indagando gli inquirenti per trovare i dovuti riscontri. In una recente intervista rilasciata ad un quotidiano, il capo della Squadra Mobile di Catanzaro Rodolfo Ruperti, rispondendo a una domanda, ha detto che il loro lavoro «è a metà dell’opera».
Non è escluso quindi che nelle prossime operazioni si possa andare a “intaccare” quella zona grigia che continua a portare avanti gli interessi della cosca. I cosiddetti “colletti bianchi”, professionisti e imprenditori che, sotto false vesti di persone “pulite”, portano avanti gli affari criminali del sodalizio.
Quella zona grigia di cui non parla solo Giuseppe Giampà, quando fa riferimento ai sostegni elettorali, ma anche altri collaboratori di giustizia, come Angelo Torcasio, Umberto Egidio Muraca, Battista Cosentino, Giuseppe Angotti, Rosanna Notarianni. Nelle loro deposizioni, in qualità di collaboratori di giustizia, tutti fanno i nomi di alcune persone che sono state sostenute nella varie campagne elettorali, anche in quelle del 2010. Tra i collaboratori c’è anche Saverio Cappello, che dagli inquirenti viene ritenuto credibile, e che in un verbale allegato all’operazione “Perseo” parla dell’appuntamento avvenuto con il politico «di nome Aiello che è stato preceduto da un incontro con Giuseppe Giampà, il quale mi prospettava di questo appuntamento, dicendomi che ci dovevamo impegnare per raccogliere questi voti perché era un politico importante di Catanzaro».
In un altro interrogatorio Giuseppe Giampà, sempre parlando di sostegno elettorale, ha fatto riferimento «a un certo Morelli di Isola Capo Rizzuto, che ho incontrato in carcere durante la mia ultima detenzione, e che pure faceva parte degli Arena, mi ha detto che (omissis) era un loro affiliato e che era impegnato in politica e, in occasione delle ultime elezioni comunali, ha fatto la campagna elettorale, a favore di una candidata che si chiama (omissis) ed un’altra persona, maschio, di cui non ricordo il nome e che era di Scinà».
La candidata alla quale fa riferimento Giampà nelle ultime elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale è stata eletta consigliere comunale. Un dato, quest’ultimo, che dimostra come nelle competizioni elettorali sia esse amministrative che politiche, non è stata solo la cosca Giampà a sostenere i candidati, ma anche altre famiglie presenti sul territorio lametino.
Segno evidente che Lamezia era, e probabilmente lo è ancora, una città condizionata dal sistema criminale che in questi anni ha messo su una holding criminale con svariati “rami d’azienda”, truffe, droga, estorsioni, a cui partecipavano anche professionisti come medici, avvocati, periti e con legami con la politica. Un dominio, quello della cosca Giampà, che dal magistrato che ha firmato l’ordinanza chiamata in codice “Piana” è stato definito «soffocante e oppressivo, che ha impedito alla popolazione civile e agli onesti operatori commerciali l’esercizio di quelle libertà fondamentali di scelta, di iniziativa economica, di voto che sono patrimonio irrinunciabile dell’uomo».