Perseo: foto compromettenti e fuga di notizie al centro dell’udienza

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di Claudia Strangis

– Lamezia Terme – Un’udienza tanto attesa che non ha deluso le aspettative, quella che si è tenuta stamane davanti al Tribunale di Lamezia Terme, in composizione collegiale, dove si sta celebrando il processo Perseo. La “famosa” pennetta usb e le foto compromettenti, che ritrarrebbero due ragazze(l’ex compagna di un imputato e l’altra ex fidanzata di un collaboratore di giustizia) in compagnia di due agenti della polizia di Stato, sono stati, infatti, i protagonisti della concitata udienza di oggi che, nonostante la brevità rispetto a quelle scorse, ha rivelato diverse sorprese ai fini processuali. A svelare questo scenario sono stati due protagonisti dell’udienza: l’ex fidanzata del pentito Luca Piraina e uno degli imputati, Davide Giampà. La prima non ha, infatti, negato, nel periodo in cui era sotto protezione, da parte della polizia di Stato, di aver intrattenuto rapporti con l’ex compagna di Davide Giampà. Un dato, questo, che ha suscitato negli ambienti giudiziari e tra il pubblico, delle perplessità. In aula, infatti, in molti si sono chiesti come sia stato possibile che una persona sottoposta a protezione potesse ricevere delle visite o intrattenere un rapporto di amicizia con una donna che aveva legami con un presunto affiliato alla cosca Giampà.
Soggetto, che oltre ad essere imputato in questo processo, è finito nella cosiddetta operazione Medusa e quindi raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare in carcere e che, nel periodo di detenzione, così come svelato dallo stesso Davide Giampà oggi in aula, aveva ricevuto la notizia che presto sarebbe stato raggiunto da un altro provvedimento nell’ambito dell’Operazione Perseo. Altro aspetto che è emerso nel corso dell’udienza è stato che Davide Giampà, nel periodo di detenzione, era venuto in possesso della famosa chiavetta, riferendo il tutto anche al Pubblico Ministero Elio Romano. È tornata quindi al centro del processo, in maniera forte, la fuga di notizie, attraverso la strategia difensiva messa in atto da alcuni avvocati e soprattutto da quella dell’avvocato Francesco Pagliuso. Grazie a questa azione in una pubblica udienza, si è venuti a conoscenza che atti di indagini sarebbero arrivati a soggetti affini alla criminalità e che questo avrebbe permesso ad alcuni imputati di essere in possesso di informazioni sulla maxi indagine che ha visto coinvolti capi e gregari della cosca Giampà. Gli interrogativi che erano stati posti nella scorsa udienza sono stati esauriti, quindi, in parte ma ne rimangono degli altri ancora aperti. Non è stata ammessa, infatti, come aveva richiesto invece l’avvocato Pagliuso, la produzione documentale delle foto compromettenti da parte del collegio perché non ci sarebbe “un nesso probatorio tra l’eventuale relazione, tra le ragazze e gli agenti di scorta, e la conoscenza di atti da parte del collaboratore Luca Piraina”, e lo stesso pentito oggi in aula ha più volte affermato di non essere mai venuto in possesso della pennetta. Circostanza, questa, supportata anche dall’ex fidanzata che ha dichiarato di non aver mai avuto “tra le mani” questi atti processuali. Affermazioni che contrastano decisamente con quanto ha poi dichiarato in aula, spontaneamente, l’imputato Davide Giampà.

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Secondo l’imputato, l’ex fidanzata di Luca Piraina avrebbe messo a conoscenza dei documenti il pentito, prima che intraprendesse il percorso da collaboratore di giustizia. In questo intreccio di dichiarazioni, spunta anche la denuncia e la consegna della pennetta da parte della madre dei due Giampà, Davide e Saverio, che avrebbe ricevuto la pen drive dall’ex compagna del figlio. La signora Caroleo, quindi, per come deciso oggi durante l’udienza, sarà ascoltata come testimone sui fatti. La domanda che rimane aperta è quindi, se e quali collaboratori e imputati di questo o di altri procedimenti, abbiano avuto la possibilità di venire a conoscenza degli atti processuali o di indagini.