Lamezia Terme – Ieri, per un errata interpretazione del capo di imputazione, da parte di chi era in aula, nella fase di lettura del dispositivo della sentenza, emessa al termine del processo con il rito abbrevaito condizionato, da parte del collegio del tribunale di Lamezia (presidente Maria Teresa Carè), era stata data la notizia che Giampaolo Bevilacqua era stato condannato per estorsione invece che per concorso esterno. A precisare questo aspetto, oggi, è stato il pubblico ministero a margine di un’altra udienza in corso svolgimento nell’aula Garofalo del Tribunale di Lamezia Terme, sottolineando, appunto, che l’ex esponente politico è stato condannato per il capo di imputazione B, che corrisponde al concorso esterno in associazione mafiosa, e non per l’episodio dell’estorsione, come erroneamente ricostruito subito dopo la sentenza.
Ci scusiamo con i lettori e con le parti, per avere dato notizia di una condanna diversa da quella pronunciata dal tribunale di Lamezia Terme ieri pomeriggio, non certo per nostra resposbailità ma per l’errata interpretazione da parte di chi era in aula e poi ha diffuso la notizia.
Bevilacqua e’ stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione. inioltre il politico lametino dovra’ risarcire il Comune di Lamezia con 15mila euro e l’associazione antiracket con 10mila euro. Bevilacqua e’stato ritenuto colpevole dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa,mentre e’ stato assolto dall’accsua di estorsione. Il giudice ha anche disposto l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
Per Bevilacqua il pm Elio Romano aveva chiesto una pena di dieci anni di reclusione. L’ex vice presidente della Sacal (la societa’ di gestione dell’aeroporto di Lamezia), ex consigliere provinciale ed allora esponente politico del Pdl era finito nell’inchiesta “Perseo” contro la cosca Giampa’. Per gli inquirenti “avrebbe fornito un concreto, consapevole e volontario contributo di natura materiale e morale ai componenti delle famiglie Notarianni e Giampa’”. Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Abigail Mellace aveva sostenuto che il politico lametino si sarebbe impegnato per “l’assegnazione di appalti o posti di lavoro in cambio del costante impegno elettorale da parte degli esponenti della cosca”. Tutto, secondo il gip, “producendo un patto elettorale politico-mafioso”. L’indagine “Perseo” scatto’ il 26 luglio 2013 con l’arresto di 65 persone ritenute affiliate al clan Giampa’ di Lamezia. Tra queste anche politici, imprenditori, avvocati, medici e appartenenti alla polizia penitenziaria.