Lamezia Terme – E’ riperso stamani davanti al tribunale di Lamezia in composizione collegiale, presidente Maria Teresa Carè, il processo a carico di Pasquale Gagliardi, l’uomo che nell’agosto del 2014, fu richiuso in carcere con l’accusa di tentato omicidio. L’uomo, poi, fu rimesso in libertà dal tribunale del riesame di Catanzaro che accogliendo l’istanza del suo legale di fiducia revocò la misura restrittiva della carcerazione. Questa mattina nella fase processuale sul banco dei testimoni sono saliti tre investigatori della Polizia di Stato che hanno condotte le indagini, i quali rispondendo alle domande del pubblico ministero Marta Agostini hanno ricostruito alcune fasi dell’evento. Tra i testimoni anche l’agente della Polizia Scientifica che ha ricostruito la scena del crimine riferendo all’accusa che sul letto matrimoniale sono state rinvenute delle tracce ematiche, cioè del sangue e nella cucina un coltello impegnato di alcune gocce di sangue. Gli altri due agenti della Polizia hanno riferito sui tabulati telefonini e sulle alcune intercettazioni. Dopo l’interrogatorio dei testi, l’udienza è stata rinviata al prossimo 25 ottobre nel corso della quale saranno ascoltati gli altri testi dell’accusa e della difesa. Gagliardi fu accusato di aver cercato di uccidere la moglie con un lungo coltello da cucina. Fu quindi arrestato con l’accusa di tentato omicidio e minacce, il tutto dettato secondo gli inquirenti da motivi di gelosia.
Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, il Gagliardi, tornando nella prime ore della mattina a casa da Nicotera Marina, avrebbe iniziato a discutere con la moglie e, al culmine del litigio, l’avrebbe colpita al torace, all’altezza della mammella, con un lungo coltello, appuntito, di 18 centimetri. Per gli inquirenti, il Gagliardi non riuscì nel suo intento omicida in quanto vi fu la pronta reazione della consorte. La vittima fu ricoverata immediatamente presso il locale nosocomio “in prognosi riservata”. L’indagato si era sempre difeso parlando di un fatto accidentale avvenuto durante un diverbio, riferendo che nessuna volontà omicida o lesiva egli aveva mai avuto.
La versione del Gagliardi non fu ritenuta veritiera dai magistrati che, ritenendo gravissima la sua condotta, ne disposero il suo arresto e la consequenziale detenzione presso la struttura penitenziaria di Siano. Il tutto avvenne previa la costituzione del Gagliardi che si era reso irreperibile per 24 ore.
Il nuovo legale di Gagliardi, avvocato Giancarlo Nicotera, nel mese di maggio 2015, presentava istanza di revoca della misura cautelare che il GIP/GUP di Lamezia Terme rigettava.
L’avvocato Nicotera, ritenendo non sussistenti più le esigenze cautelari, dovute anche al rasserenamento nel rapporto tra i due coniugi ed a due perizie che medico-legali che inquadravano la situazione in ambiti più circoscritti, presentava impugnazione presso il Tribunale di Catanzaro.
Il Tribunale catanzarese accogliendo le ragioni della Difesa dispose la scarcerazione del Gagliardi, imponendogli però di mantenersi ad una distanza di almeno cinquanta metri dalla moglie-persona offesa.