Istruzione: la “buona scuola” e i rischi di disgregazione delle famiglie Meridionali

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-di Fiore Isabella
Lamezia Terme – Il governo esulta per la partecipazione alla procedura nazionale per il Piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge sulla ‘Buona Scuola’. Matteo Renzi, ha augurato a ciascuno dei partecipanti «un buon ferragosto», soprattutto perché «possono superare dopo anni e anni la condizione di precariato». Queste le manifestazioni di giubilo di Renzi, dopo aver completato il percorso di “deportazione” di tantissime mamme di famiglia costrette a traslocare, in una delle cento province imposte, con stipendi da fame, dopo aver girovagato per anni a coprire buchi nelle scuole della loro terra, fino a quando, a partire dagli inizi di questo secolo, la graduale sterilizzazione dell’ istituto della supplenza ha costretto la quasi totalità dei dirigenti scolastici, con l’incubo della Corte dei Conti, ad accorpare le classi o ad affidare gruppi di alunni senza insegnanti alla custodia di docenti di altre classi, con sistematica interruzione del servizio scolastico. Una politica di contenimento della spesa pubblica che ha lasciato a casa importanti e collaudate risorse professionali e peggiorato inesorabilmente la qualità della nostra scuola. Oggi il capo del governo, istruito alle mezze verità, attento ai titoli e alle parole ad effetto, si è inventato “la buona scuola” per consumare un abuso senza precedenti nella storia della scuola italiana che non è esagerato definire operazione ” spacca famiglie”: una sorta di esercizio balistico ai danni degli insegnanti, donne in particolare, molte delle quali, già da tempo, hanno dovuto lasciare le loro case per il nord, dove il canone di affitto e i costi connessi alle spese per viverci, si porta via l’intero stipendio. E se qualcuno ha avuto la (fortuna?) di essere immesso in una provincia del sud, per andare da Reggio Calabria a Bari non impiegava meno di otto ore, per effetto della modernizzazione della rete ferroviaria che si è fermata, scendendo, troppo prima di “Eboli”. Si trattava, tuttavia, di un’odissea determinata dal bisogno, ma certo non imposta da alcun diktat governativo: o ti prepari la valigia o te ne stai a casa. Decantano, inoltre, il superamento del precariato e fanno finta di ignorare che, con uno stipendio intorno ai mille euro, non si fanno salti di gioia, ma si rischia di “fare la fame”. Non sfugge infatti a nessuno che, in una grande città del Nord, il costo della vita si conforma alle logiche del profitto e si lascia alle varie Caritas la cura della privazione e della miseria. Altro che superamento del precariato! Avessero, LOR SIGNORI, quantomeno il buon senso di riconoscere, a causa della loro politica scolastica ragionieristica e autoritaria, qualche rischio di disgregazione di tante famiglie meridionali e di depauperamento della qualità della vita. Poi, se ci riescono, provassero ad osservare almeno un minuto di silenzio.
Insegnante Fiore Isabella
Lamezia Terme