Lamezia: 18 gennaio nel ricordo di Maurizio Maione

maione-maurizio1Lamezia Terme – Era il 18 gennaio del 1993, 23 anni fa esatti. Quel giorno se ne andava uno tra i politici più “impegnati” che Lamezia abbia mai avuto. Maurizio Maione, a 48 anni, lasciava questa terra. In silenzio, all’improvviso, come forse gli sarebbe piaciuto, anche se non c’è mai un momento preferito per farsi ghermire dalla Morte. Sono trascorsi tanti anni dalla sua scomparsa e il mondo in cui ha vissuto per un lungo periodo lo ha dimenticato. La sua figura non è stata ricordata. Anche perché spesso la memoria umana difetta, non ricorda e quindi si dimentica di personaggi che hanno in qualche modo ricoperto un ruolo in questa città. Oggi la nostra testata vuole ricordare il 23esimo anniversario della morte di un politico lametino ma anche di un uomo, di un amico, che ha dato a questa città un contributo sul piano politico-istituzionale avendo ricoperto diversi incarichi.
maione-maurizio2Maurizio Maione è stato delegato del Movimento Giovanile, presidente del Consiglio Provinciale del Movimento Giovanile, Segretario della sezione della Democrazia Cristiana e del Comitato Comunale, Membro del Comitato Provinciale della Democrazia Cristiana e componente della Direzione Provinciale, Consigliere di amministrazione della Azienda Sanitaria e presidente della stessa. Dipendente del comune di Lamezia Terme, negli ’80 fu trasferito alla Regione dove ricoprì l’incarico di Funzionario. Fu trasferito all’epoca di Michele Tucci, altro politico lametino dimenticato, che gli consentì di potersi candidare al Comune in quanto diversamente sarebbe stato ineleggibile. Maurizio Maione, infatti, negli anni 80 ed esattamente nell’86 fu eletto per la prima volta consigliere comunale
Maurizio Maione nel 1986 fu uno dei principali protagonisti, insieme a Franco Fiorita, del varo della cosiddetta giunta di saldatura democratica, un accodo politico che vide protagonisti la Dc, il Pci, il Psdi, e il Pri che la sera del primo settembre del 1986 elessero come primo cittadino Pasquale Materazzo, ingegnere che fu eletto con 24 voti a conclusione di un vivace dibattito. Il maione-maurizio3risultato dello scrutinio fu letto da Maurizio Maione nella veste di presidente dell’assemblea. Un accordo che scatenò l’ira politica del Psi. La giunta fu poi eletta nella seduta del sei settembre e ne fecero parte Mario Saladino e Mario De Grazia per il Pci, Vincenzo Costanzo e Michele Roperto per la Dc, Francesco Bevilacqua (Psdi), Giuseppe Cristaudo (Pri), come assessori supplenti furono eletti Ferdinando Tito Maria Vescio (Dc) e Ferdinando Miletta (Pci).
Un politico di razza, come se ne sono visti pochi. Capace anche di scelte in controtendenza al suo sacro rispetto per i partiti, come nel caso della saldatura democratica.
Fu tra i soci fondatori del circolo culturale politico Culturale Toniolo, insieme ad Alfredo De Grazia.
maione-maurizio5Gli scranni consiliari,  hanno continuato a vederlo protagonista nelle vesti di consigliere nel 1991. E lui non si sottraeva mai al dibattito, specialmente quando si affrontavano tematiche legate al sociale e alla sanità.
A 23 anni esatti dalla sua scomparsa ci è sembrato giusto ricordarlo. E ci parrebbe doveroso che si pensasse a ricordarne il contributo dato alla sua terra e alle istituzioni di Lamezia, intitolandogli magari una sala adibita a riunioni della pubblica amministrazione. Siamo certi che apprezzerebbe e, magari, non farebbe mancare ancora una volta il suo stimolante intervento per cercare di migliorare questa nostra terra.

L’intervento di Maurizio Maione in una seduta di consiglio

Colleghi Consiglieri,
maione-maurizio4l’insediamento di questo Consiglio Comunale, per il momento in cui si svolge, per le vicende politico-istituzionali che ha dietro le sue spalle, rappresenta, fuori di ogni retorica, un evento di decisiva importanza per la nostra città .
La travagliata storia della trascorsa legislatura, le ansie, le tensioni e le aspettative che attraversano oggi la società lametina, il gravoso fardello rappresentato dall’esistenza di drammatici problemi e contraddizioni alla cui risoluzione e ricomposizione dovremo lavorare, tutto ciò ci richiama alla consapevolezza del non facile compito che ci attende.
Questa lucida consapevolezza, se da un lato ci grava pienamente delle responsabilità del difficile futuro che sta a noi davanti, dall’altro ci carica di rinnovata fiducia nella possibilità di operare una svolta che segni, finalmente, l’inizio di un nuovo corso nella vita politica, sociale e civile lametina.
Nell’affermare la necessità di una tale svolta, credo di essere interprete dell’unanime volontà delle forze politiche qui stasera rappresentate, e soprattutto delle ansie ed aspirazioni di progresso dell’intera popolazione.

La medesima unanime convinzione, sono parimenti certo di interpretare, nel porre, al di sopra di ogni altra considerazione, un forte rilievo sulla necessità di edificare, sin dal primo giorno di lavoro di questo Consiglio Comunale, una nuova solidarietà ed una comune, sincera, reale volontà da parte di tutte le forze politiche per portare avanti una coerente ed efficace azione per ridare fiducia a i cittadini e credibilità alle istituzioni di governo democratico della città.
Non v’è alcun dubbio che la trascorsa vicenda comunale con l’ultima emblematica legislatura, abbia segnato una decisa accelerazione del processo di dequalificazione e di svilimento del Consiglio Comunale, del suo ruolo, del suo prestigio, e della sua credibilità nella società lametina.

Gli aspetti di questo processo negativo debbono preoccupare nella stessa misura tutti i partiti, tutte e forze economiche, sociali, culturali e sindacali giacchè non possiamo non ritenere che ogni disegno di rafforzamento o di ricerca di supremazia che poggi le basi e che punti i suoi calcoli su un deterioramento del naturale rapporto di fiducia tra il cittadino e le istituzioni democratiche è un disegno di corto respiro, destinato, aldilà di qualche effimero vantaggio, al più rovinoso dei fallimenti.

Occorre, dunque, un impegno comune di tutte le
forze politiche; un impegno che senza annullare certo le diverse concezioni che ogni forza ha della democrazia -veda però al primo posto di ogni programma politico l’obiettivo della riqualificazione del Consiglio Comunale, per ridare dignità, forza e prestigio al suo ruolo di governo democratico della città. E da questo primo traguardo, per il quale è auspicabile d’ora in avanti lavoreremo con costruttivi comportamenti, i frutti positivi, in termini di crescita morale e civile, non tarderanno a venire.
E certamente da questa cresci t a, così come da un miglioramento della qualità della “vita politica” lametina, tutti ne trarremo gran beneficio, soprattutto in virtù di una conseguente e più dignitosa immagine della nostra Città.

Non credo sia necessarie spendere molte parole per motivare l’urgenza di questa azione propulsiva; basta soltanto richiamare a larghi tratti la storia degli ultimi 6 anni di vita politica della nostra città. Un Consiglio Comunale disciolto dopo appena sei mesi di attività, due gestioni commissariali e nessuna delle giunte rimaste in carica hanno potuto assicurare se non la ordinaria amministrazione.

E tutto questo mentre la città, il suo sviluppo, la crescita della sua economia e della società civile attendono scelte importanti: prima fra tutte quella del Piano Regolatore, la cui assenza ha determinato una vera e propria rinunzia al governo del territorio .
La conseguenza di una tale situazione di crescita anarchica è oggi rappresentata dalla presenza di interi quartieri abusivi, senza servizi e senza infrastrutture.
La non utilizzazione, poi, di altri strumenti di governo del territorio pur offerti dal vecchio strumento urbanistico (Programma di fabbricazione), insieme con il mancato raccordo con le scelte di altri enti operanti sul territorio, ha determinato una situazione di estrema difficoltà per la nostra modesta economia e nella rete dei settori artigianali e piccolo-medio industriali, commerciali e dei servizi.

Eppure la presenza di importanti infrastrutture, unite alle non indifferenti risorse umane e materiali, fanno di Lamezia senz’altro zona privilegiata per la crescita di un tessuto di piccole e medie attività industriali strettamente collegate con quelle che potremmo definire le due principali vocazioni economiche della città e del suo comprensorio: il turismo e l’agricoltura.
E qui si allarga purtroppo l’elenco delle cosiddette “occasioni mancate” per la nostra città, se pensiamo che il non governo del territorio ha seriamente compromesso la stessa valorizzazione delle risorse turistico ­ ambientali.

Si potrebbe certamente continuare a lungo nell’elencazione dei problemi che, già di per sé drammatici, in questa situazione hanno subito un inasprimento ed aggravamento.
E certamente il contrasto più stridente può, più di ogni altra, coglierlo la generazione che, agli inizi degli anni ’70, ha vissuto la fase politica della “grande Lamezia”, la stagione della indiscussa fiducia nel radioso avvenire di una città votata a “grandi destini” di sviluppo ed alle mete suggestive di un illusorio prestigio da conquistare a tutti costi all’interno e fuori della regione.

Ma se è pur vero che l’idea della “grande Lamezia”, proprio perchè non poggiava su solide basi programmatiche e su reali presupposti economico-sociali, ha troppo spesso abusato della facile propaganda, è anche vero che oggi è assai grande la distanza tra le reali possibi­lità di sviluppo esistenti agli inizi degli anni ’70 e la realtà odierna. Realtà odierna costituita da una città il cui sviluppo non è certo lineare, ma ipotecato da non poche evidenti contraddizioni e dal non raggiungimento dei più importanti obiettivi della “grande Lamezia”: dal polo industriale all’aeroporto internazionale.

Se oggi, a Lamezia, grande è la distanza tra la Città che avrebbe potuto essere e quella che in effetti oggi è, se enorme è la distanza tra gli obbiettivi prefigurati e quelli raggiunti, gran parte della responsabilità ricade sull’ incapacità dell’ intera classe politica lametina di cogliere appieno tutte le occasioni, di raccordare le diverse componenti socio-economiche tra di loro, di compenetrarne gli interessi e di rendere possibile uno sviluppo equilibrato e razionale del tessuto economico, urbanistico e socio-territoriale.

E’ fuor di dubbio che in questi anni la città abbia visto svilupparsi il suo tessuto economico, la sua rete commerciale, i suoi servizi, insieme con la più complessiva struttura urbanistica, in maniera distorta e nel contempo dirompente.
Ma è altrettanto indubbio che la vitalità delle forze economiche ed imprenditoriali, la capacità e l’iniziativa di tanti operatori, la vivacità delle sue forze sociali e culturali, hanno alimentato processi di sviluppo spesso dispersivi e caotici. E tali forze hanno pagato, qui, più che nel resto della nostra regione, un prezzo assai alto alla mancanza di una salda e lungimirante direzione politica, alla mancata attuazione di programmi-guida nei diversi comparti.
Questo prezzo, pagato in termini di frustrazione di capacità imprenditoriali, di dispersione di professionalità e di cattiva utilizzazione delle risorse umane e materiali, rischia di mettere alla gogna tutta la classe politica lametina.

La sfida, dunque, che dobbiamo accettare, perchè imposta dallo stato delle cose attuali, è quella di operare una netta svolta rispetto al passato.
Ridare dignità e prestigio al Consiglio Comunale, ristabilire un rapporto tra le forze politiche basato su una dialettica reale, che nasca da un confronto delle idee e dei programmi di cambiamento, che veda al primo posto la capacità di esprimere progettualità nuove, nuove diligenze operatrici.

Questo è il primo passo per ridare all’intera classe politica lametina il ruolo che all’interno di un sistema democratico non deve mai venire meno. Poi c’è quello della capacità di cogliere, interpretare e tradurre in scelte politiche e programmatiche le ansie, le aspettative e le istanze di vivibilità che viene da tutti i settori della società civile, dai giovani, dai ceti produttivi, dalle forze culturali, dagli emarginati, dai disoccupati, dalla
popolazione tutta.

E questa realtà problematica impone a tutti i partiti una profonda revisione del loro rapporto con la società civile.
La nostra Città -dove negli ultimi anni le tensioni, frutto dei nuovi processi, hanno amplificato la dimensione e la qualità stessa dei problemi sul tappeto rende questa revisione una condizione indispensabile per evitare un ulteriore decadimento della vita democratica.
Devono essere attivati nuovi meccanismi sul piano delle idee e delle proposte.

E questo non soltanto perché – è profondamente mutata l’organizzazione del consenso, ma anche e soprattutto perchè la qualità ed il livello delle risposte politiche e gestionali non può più essere quello del passato, dove spesso l’indeterminatezza e la genericità delle proposte politiche potevano essere supplite dal carisma del dirigente politico e dai suoi personali legami con strati più o meno ampi della società.

Gli ultimi anni poi, nei quali è definitivamente tramontata la vecchia figura del notabile e del capopopo­lo, hanno visto una trasformazione di segno ancora più chiaramente negativo: al carisma si è spesso sosti­tuito il legame di “comparaggio” o di consorteria, gli schieramenti interni ed esterni ai partiti si sono troppo irrigiditi ed identificati troppo strettamen­te in interessi particolari, o colorati sovente di deleterio campanilismo.
Degenerazioni queste che se non debellate si ripercuo­teranno come sempre sul più generale “quadro politico” ed all’interno di tutte le forze, dal momento che nessuno ormai concepisce giustamente i partiti come contenitori asettici, immunizzati contro ogni possibile fattore di inquinamento.

Dunque un rapporto partiti-società completamente rinnovato, una modernità tutta da costruire per le forze politiche lametine, per colmare il divario ormai troppo evidente tra una società civile cresciuta in tutte le sue diverse componenti ed una classe politica che a fatica riesce a starle dietro, spesso comprimendone e frustrandone le migliori istanze.
Osservato da questa nuova visuale lo stesso fondamen­tale problema della governabilità, dalla quale stretta­mente dipende il rinvigorimento delle fragili strutture istituzionali della nostra città, non può più essere considerato come la risoluzione di un delicato gioco di bastoncini, da sistemare in modo che la costruzione acquisti quel tanto di stabilità necessaria per mostrare la parvenza di un illusorio equilibrio.

Ormai credo, nella nostra convinzione, che la governabilità non possa più essere identificata con l’arte di comporre e scomporre le maggioranze, di aggregare e disgregare forze.
Costruire oggi la governabilità comporta sgombrare bene il campo, sul quale essa deve sorgere, dai detriti di non più proponibili personalismi, da veti più o meno dichiarati e motivati, da incomprensibili rancori o interessi di parte.

Costruire e lavorare per la governabilità deve oggi significare in primo luogo, come ho già detto prima, rispondere in modo nuovo alle esigenze della società, avere idee e programmi per governare i processi di cambiamento in atto, saperne suscitare di nuovi, far entrare, dunque, nel terreno della ricerca delle alleanze, come protagonista, la capacità di governo al posto della furbesca arte di gestire il potere per il potere.
Così come non possiamo non ravvisare che questo contributo di idee e di programmi deve essere dato, aldilà della distinzione tra maggioranza e minoranza, indistintamente da ogni forza politica, che nel Consiglio Comunale deve trovare il luogo di elezione di responsabi­li confronti dialettici e non uno svilito palco di sterili diatribe.
E devono essere altresì costantemente tenuti aperti i canali primi fra tutti i
consigli di circoscrizione – che dall’esterno possono portare il più ampio contribu­to di tutte le istanze, associazioni, categorie sociali della città.

E’ solo con questi impegni, con questo “animus” sociale e politico che si può riprendere e rilanciare una valida politica per Lamezia, la quarta Città della Calabria o la prima dopo i Capoluoghi di Provincia, come ci dilettiamo spesso a definirla, con espressioni che non possono più appartenere alla retorica.
A conclusione di queste brevi considerazioni è doveroso rivolgere un cordiale saluto e ringraziamento al Commissario Prefettizio dr. Perricone per la sua opera che “riconosciamo delicata e onerosa. E nella speranza di essere stato interprete del pensiero comune e con l’augurio a questo Consiglio Comunale di proficui lavori forieri di una stabile guida per Lamezia, rivolgo a vostro nome un grato e riconoscente ossequio a tutti i concittadini.