Andromeda e la “santa” di Gennaro Pulice

pulice-andromeda-02-04-06Lamezia Terme – Gennaro Pulice non è solo diventato collaboratore di giustizia, ma anche un perfetto biografo. Sta, infatti, scrivendo le biografie personali di coloro i quali sono finiti nella cosiddetta operazione “Andromeda”, soprattutto di quelli che apparterrebbero al cosiddetto clan “Daponte -Cannizzaro-Iannazzo” di cui Pulice fino al momento del suo arresto ne faceva parte. Cosi l’uomo della “provvidenza” ha ricostruito e sta ricostruendo, non solo la sua biografia criminale ma anche quella delle 45 persone che sono state raggiunte dal provvedimento emesso dalla Dda di Catanzaro nel maggio dello scorso. Infatti, al magistrato che lo interroga, riferisce tutto quanto è a sua conoscenza per quanto riguarda i soggetti finiti nell’ordinanza, descrivendo tutto, anche fatti personali e familiari. E nel contesto della sue confessioni Pulice svela episodi che riguardano la sua famiglia e la sua “investitura” come criminale. Pulice è un santista. Attribuzione che gli è stata conferita da Peppe Daponte che nel conferimento della “santa” gli fece un pedigree ’ndranghetistico importante, in quanto Pulice aveva come referente, come capo nella “copiata” Carmine Arena.
Dote che gli sarebbe stata conferita nel 2002, “a casa di Peppe Daponte a Sambiase, c’era anche un ragazzo che si chiama(omissis) in rappresentanza di Carmine Arena e c’era un altro ragazzo, che adesso mi sfugge il nome, in rappresentanza del Mollica, di Leo Mollica”. Pulice prima che ricevesse la dote della “santa” , dallo stesso Peppe Daponte, come ha riferito al magistrato che lo interrogava, ha ricevuto quella dello «sgarro». E a tal riguardo comunque Pulice ha riferito che “tutte le volte che si è parlato di doti ‘ndranghetistiche cioè anche.. comunque quando mi è stato dato lo «sgarro» eccetera, nella famiglia Cannizzaro-Daponte tutti sapevano che mi dicevano “Genna” ma tu non è che hai bisogno di doti ‘ndranghetistiche” cioè perché comunque sapevano che io il fatto di essermi andati a vendicare mio padre da adolescente è stato sempre visto da tutti, la famiglia Iannazzo –Cannizzaro-Daponte come qualcosa di importantissimo, cioè come un avvenimento che non capitava spesso e quindi mi dicevano sempre: “si, le doti sì, ma tanto o dote o non dote quello che hai fatto comunque è quella la dote tua”. Pulice tra sue memorie scritte dispone anche dei riti di affiliazione scritti da lui e che ha nascosto in uno sgabuzzino di un appartamento e che sono stati acquisti dagli investigatori. Il ricordo più vivo che Pulice ha dei riti di affiliazione è “quello della «santa» perché ha spiegato al magistrato “era il rito che tra virgolette ci tenevo anche io, per quanto riguarda le atre investiture sì, comunque mi sono state conferite … forse la prima investitura mi è stata conferita da Peppe Cannizzaro cioè la … il «picciotto». Pulice ha dato anche un titolo al manoscritto da lui realizzato sulle affiliazioni: “investitura” e descrive “come si celebra, il battesimo del locale, la cerimonia, il buon vespro, siete conformi cioè se ci penso come la ricordo anche come si svolge proprio l’investitura, anche il rituale di investitura e le parole”. Pulice ha spiegato che l’affiliato che “riceve il segno della «santa», viene toccato al viso, quando uno viene magari investito dello «sgarro» gli si fa una croce con la lametta, gli si incide una croce sul pollice destro, della «camorra» gli si punge il dito cioè comunque ci sono una serie di rituali, ognuno diverso per. .. il rito di iniziazione più o meno è sempre lo stesso. Il buon vespro, siete conformi, conformi su di che. A dare .. . E generalmente le pronuncia il «mastro di giornata», cioè comunque il ragazzo”.