Lamezia: Scaramuzzino(Labor), periferie come spazi svuotati

periferie-laborLamezia Terme – “Le periferie non devono trasformarsi in spazi svuotati dai servizi ed in luoghi abbandonati; costellate da solitudini e conflitti, si apprestano a colonizzare anche alcune aree centrali della città”. Queste le parole del portavoce del Movimento Labor Lamezia, Pasquale Scaramuzzino, a termine del report sulle periferie, che il movimento ha realizzato in questi ultimi mesi. Molti quartieri periferici e non solo, stanno diventando luoghi dell’abbandono, spazi verdi sporchi e danneggiati, periferie senza servizi sociali e culturali, strade secondarie e di montagna impercorribili e senza segnaletica: questa è purtroppo la situazione di sofferenza che vivono molti cittadini, alla quale vanno aggiunte inoltre le nuove “periferie sociali” che si sono formate in diverse aree della città, dove povertà, marginalità e convivenza con immigrati, determinano condizioni di disagio e di insicurezza. Fotografia di una assenza di progettualità verso la tutela e la valorizzazione del territorio da parte di questa amministrazione. Queste aree, alcune delle quali situate anche all’interno della città, manifestano ormai da tempo immemorabile profonde difficoltà dovute ad evidenti falle nella cura e nel recupero delle stesse da parte degli organi istituzionali competenti. Continua Scaramuzzino, il nostro è stato un percorso attento, documentato e “vissuto”, pensato per comprendere più a fondo una realtà, quella dei margini della città, da cui sono emersi dati, volti, storie e analisi relativi a realtà in profondo, radicale, disorientante mutamento. Una “città difficile” che spesso le istituzioni sembrano voler tenere a distanza, fino, appunto, ad abbandonarla, ma dalla quale arrivano domande di aiuto, che parlano di un disagio sia sotto il profilo urbanistico che culturale, interrogativi che documentano un vissuto problematico dove spesso la socialità è stata esiliata e con l’abbandono, che come una spirale, assorbe chi in quei quartieri è costretto a vivere. La periferia non è né il luogo dell’assenza: di storia, di regole, di significato, di qualità, di identità e né il luogo della perdita: dello storico rapporto tra il cittadino e la città stessa. Compito della politica è indicare progetti chiari; la periferia non può continuare ad essere considerata come una “soffitta” dove si può depositare di tutto, oppure un posto di frontiera, senza radici e prospettive. Noi di Labor vogliamo che la periferia diventi linfa vitale per la città, ma per fare ciò, significa svolgere e stratificare operazioni diverse e puntuali, come la riformulazione dello spazio urbano, dello spazio fisico che non può prescindere dall’ascolto dello spazio sociale e nemmeno dalla rilettura dello spazio delle idee che vi sono in esso. Abbiamo potuto constatare come molte aree della città sembrino soffrire di una deprivazione di spazialità (e delle relative opportunità): sono tanti gli spazi vuoti e anonimi, privi di verde o di luoghi in cui incontrarsi; pochi sono anche gli spazi in cui ci si riconosce e in cui ci si può identificare. Dobbiamo superare gli ostacoli e le varie forme di degrado in cui sono costretti a vivere molti individui e famiglie, svalutati nella propria quotidianità, lasciati alla mercede di situazioni che spesso degenerano in inciviltà ed illegalità, che privano il cittadino della propria dignità, rassegnato all’idea di non essere parte integrante di un disegno comunale che dovrebbe essere, forse utopisticamente per tutti. E’ dunque necessario realizzare quel cambiamento dal basso e rimodellare i panorami culturali, per produrre una nuova socialità capace di dialogo, coesione e solidarietà, ricca di politiche giovanili, nella quale bisogna confidare come unica via possibile per interrompere la spirale dell’abbandono e del degrado alla quale assistiamo da diversi anni.