Lamezia: separazione carriere avviata raccolta firme per proposta legge

camera-firmeLamezia Terme – La Camera Penale di Lamezia Terme ha dato il via, nei locali ubicati all’interno del Palazzo di Giustizia in cui la stessa ha sede, alla raccolta delle firme per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per l’attuazione della separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura, ed invita l’intera cittadinanza ad esprimere la sua adesione recandosi presso il Tribunale ad apporre la propria firma. Si tratta di una iniziativa promossa dall’Unione delle Camere Penali Italiane, che in pochi giorni ha già registrato la raccolta di oltre 17.000 firme in tutta Italia. L’obiettivo è quello di superare, nel termine di legge di 6 mesi, il quorum di 50.000 firme previsto dalla legge per consentire quindi che tale proposta possa finalmente approdare in Parlamento. Erano Presenti il Presidente della Camera, l’avvocato Pino Zofrea e il segretario della Camera, l’avvocato Aldo Ferraro
Con la riforma dell’articolo 111 della Costituzione, che stabilisce la formazione della prova in dibattimento, nel contraddittorio delle parti, davanti ad un giudice terzo ed imparziale, il Legislatore ha scelto con chiarezza il modello accusatorio del processo penale in tal modo abbandonando definitivamente la tradizione inquisitoria del processo che la Carta Costituzionale del 1948 aveva perpetuato.
Tuttavia, mancano specifici precetti che diano piena attuazione ai princìpi del processo accusatorio: la terzietà del giudice e la parità delle parti nel contraddittorio.
Ebbene, proprio al fine di conferire coerenza alla piena attuazione della scelta in senso accusatorio del processo penale operata dal Parlamento, è necessario dunque intervenire per rendere effettiva la terzietà del giudice che costituisce il presupposto dell’imparzialità delle decisioni.
Per fare ciò è necessario intervenire sulle norme del Titolo IV della Costituzione, per separare la magistratura giudicante da quella requirente, perchè il minimo pretendibile è che camera-firme1le parti del processo abbiano le stesse possibilità di far valere le proprie ragioni, il che non avviene laddove vi sia -come solo in Italia avviene- una contiguità professionale e di categoria del Giudice con una delle parti: la pubblica accusa, appunto.
È questa, peraltro, una valutazione che è sostenuta autorevolmente dallo stesso Parlamento europeo che in una delibera relativa al rispetto dei diritti umani nell’Unione europea afferma, tra l’altro, che “è anche necessario garantire l’imparzialità dei giudici distinguendo tra la carriera dei magistrati che svolgono attività di indagine (examining magistrates) e quella del giudice al fine di assicurare un processo giusto (fair trial)”.
L’imparzialità è concetto che attiene all’indifferenza rispetto agli interessi coinvolti nel processo; la terzietà si traduce invece nell’equidistanza tra le parti e dunque all’estraneità alle funzioni dell’accusa.
Due soggetti distinti, e due ruoli distinti: in un contesto nel quale l’interscambiabilità delle funzioni (giudicante e requirente) è libera e spesso legata a logiche di sede o di carriera, del tutto avulse dalle attitudini, dalle sensibilità e dalle capacità professionali dei singoli, il pregiudizio ultimo cade sulle spalle del cittadino che, a torto o a ragione, si trovi ad affrontare un processo.
Giovanni Falcone, nel 1989, scrisse: “Comincia a farsi strada faticosamente la consapevolezza che la regolamentazione delle funzioni e della stessa carriera dei magistrati del pubblico ministero non puó essere identica a quella dei magistrati giudicanti, non essendo egli un paragiudice, diverse essendo le funzioni, quindi, le attitudini, l’habitus mentale, le capacità professionali richieste per l’espletamento di compiti così diversi: camera-firme2investigatore a tutti gli effetti il pubblico ministero, arbitro della controversia il giudice. Disconoscere la specificità delle funzioni requirenti rispetto a quelle giudicanti, nell’anacronistico tentativo di continuare a considerare la magistratura unitariamente, equivale paradossalmente a garantire meno la stessa indipendenza ed autonomia della magistratura”.
Ed è in tal senso, allora, che i penalisti italiani da cui promana tale iniziativa legislativa si fanno alfieri dell’indipendenza del Giudice in ossequio ai principi del giusto processo cui è ispirato il nostro processo penale.