Don Pino Angotti, nuovo Vicario Generale della Diocesi di Lamezia

Lamezia Terme – «Sono consapevole di avere davanti a me la Croce, nella sua accezione positiva, annunciare il vangelo è così, dare testimonianza dell’amore crocifisso di Dio che salva l’uomo»
Monsignor Giuseppe Schillaci, Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, ha nominato Don Pino Angotti, nuovo Vicario Generale. Cinquantatré anni, Parroco di Santa Maria Goretti, Canonico cantore del Capitolo della Gattedrale e Giudice stabile del Tribunale interdiocesano calabro, la cui vocazione è maturata all’età di diciotto anni quando, come lui stesso dice di sé, frequentava l’istituto Tecnico per Geometri, presso cui ha conseguito il relativo titolo di studio, ripercorre insieme a noi il suo cammino umano e spirituale.
«A quel tempo – ricorda – coltivavo l’ambizione di diventare pilota della Aviazione Militare. Di lì a poco, avrei dovuto fare il concorso, obiettivo che poi però, per ovvie ragioni, non ho più portato avanti. Rileggendo a ritroso la mia storia – prosegue – mi rendo conto che il pensiero di consacrare la mia vita al Signore, mi ha accompagnato da sempre. Sicuramente la mia vocazione è maturata grazie all’aver incontrato sulla mia strada persone significative, dal mio parroco, il compianto Don Antonio Pileggi di Santa Maria Maggiore, a tutte le altre persone, educatori, animatori, compagni di viaggio, che mi hanno aiutato a capire e, nell’estate del 1985 ho compreso, con chiarezza dentro me, che il Signore mi stava chiedendo qualcosa di più. Così, nell’ottobre dello stesso anno, Monsignor Rimedio mi ha accolto nel seminario regionale San Pio X di Catanzaro».
«In seguito, grazie ai Vescovi che si sono succeduti nel corso degli anni, mi è stata data l’opportunità di approfondire i miei studi, dapprima a Napoli, dove ho studiato teologia morale e successivamente a Roma diritto canonico. In tutto questo però mi ha sempre sostenuto la vicinanza dei confratelli più grandi di me, già in Paradiso, dei quali a tutt’oggi avverto il sostegno nel mio cammino».
«Mi sono sempre messo in ascolto di Dio e dei fratelli, cercando di imparare da tutti, guardando, come mi ha insegnato mio padre, ciò che di bello c’è negli altri, per poi tentare di realizzarle anche nella mia vita. Sicuramente, in gran parte del mio percorso, un ruolo di fondamentale importanza è stato ricoperto dalla figura della Madonna, della quale ho sempre avvertito una particolare vicinanza. La sua presenza diviene maggiormente tangibile negli inevitabili errori che commettiamo. La Vergine Maria è sempre lì a ricordarci che per quanto sia vero che è facile cadere, lo è altrettanto che, se si guarda al Signore, è più facile rialzarsi, e che per questa ragione non dobbiamo guardare a ciò che ci ha fatto cadere, ma rivolgere il nostro sguardo alla grazia che il Signore ci dà per rialzarci dalle nostre continue cadute».
«Questo – continua Don Pino – fa si che viva ogni giorno come fosse il mio primo ed ultimo giorno. Il primo, nella novità di un dono ricevuto e l’ultimo, nell’impegno che metto nelle cose che faccio con i miei limiti e le mie fatiche. Ciò che mi è sempre stato di aiuto nel corso del mio ministero, è l’entrare continuamente in quello che mi è stato chiesto di fare. Per me svolgere il servizio di parroco non è fare il parroco, ma un’identità nella quale mi autocomprendo, all’infuori della quale mi risulterebbe impossibile ad oggi pensare la mia vita».
«Quello che mi sostiene è la preghiera e soprattutto la celebrazione eucaristica, culmine della spiritualità, ma anche della vita umana, che si lascia illuminare dalla fede. La mia missione di parroco, prima a San Raffaele ed in seguito alla chiesa di Santa Maria Goretti, mi permette di stare tra la gente adempiendo la mia missione e di osservare quotidianamente come quel Dio a cui ho consacrato la mia vita, opera nella loro esistenza e questo è per me motivo di enorme gioia. Se un giorno non dovessi o non potessi più svolgere il mio ministero, sarebbe per me una gran sofferenza. Non nascondo – spiega don Pino – che ciò che il Vescovo mi ha chiesto, mi ha colto impreparato ed anche un po’ intimorito, ma ho accettato con gioia il suo invito, leggendo dietro di esso un’ulteriore richiesta di Dio, e quando il Signore chiama operai nella sua vigna, non resta che seguirlo senza se e senza ma, questa è stata da sempre la regola della mia vita. Non ho mai chiesto nulla e non ho mai detto no, qualunque cosa mi sia stata chiesta».
«È un incarico un po’ particolare – dice ancora – al quale penso di poter dar seguito anche in nome e per conto dei miei confratelli, oltre che per il privilegio di poter collaborare con Monsignor Schillaci che è davvero l’uomo della Provvidenza, l’uomo mandato dal Signore, con il quale sin da subito c’è stata grande sintonia, per l’idea che ha della Chiesa, per il suo modo di stare dinanzi al Signore, per come annuncia la sua Parola.
Sono consapevole di avere davanti a me la Croce, nella sua accezione positiva, annunciare il Vangelo è così, dare testimonianza dell’amore crocifisso di Dio che salva l’uomo e che diviene inevitabilmente la chiave di lettura di tante situazioni non soltanto attinenti alla Chiesa ma anche all’esistenza umana».
«Per quanto mi riguarda – continua – penso che la vita diocesana abbia un urgente bisogno di recuperare la bellezza di un cammino da intraprendere insieme, avendo come meta Gesù, crescere in delle relazioni ecclesiali che vadano oltre l’appartenenza umana, ed in quelle relazioni, diventare tutti capaci, attraverso una propria conversione personale, mostrando nel nostro camminare insieme l’essere discepoli di Cristo. Questa è secondo me l’emergenza più impellente della nostra Chiesa, a cui Papa Francesco sta rispondendo magistralmente».
«Infine – conclude – il modo con cui penso di attendere al mio incarico è sempre con atteggiamento umile e semplice, di nascondimento, così come piace al Signore, servire alla causa della Chiesa, farlo senza mai dimenticare che nella stessa certi posti non sono spazi in cui esercitare un grande o un piccolo potere, ma semplicemente occasioni offerte alle singole persone che le ricevono, di servire concretamente il Signore, tenendo sempre presente che l’umanità, è la strada maestra che la Chiesa deve percorrere per giungere a Dio ed annunciare il suo Regno».
A don Pino, l’affettuoso augurio della comunità lametina per un proficuo lavoro nella messe del Signore, accompagnato dalla incessante preghiera dei suoi fedeli.

Mirella Madeo