Governo:via Popolari ma maggioranza Senato non cambia

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Roma – Popolari per l’Italia, la formazione politica capitanata da Mario Mauro, esce formalmente dalla maggioranza e passa all’opposizione. Ma al Senato la maggioranza, di fatto, ne risente poco, lo scarto si riduce a 9 senatori anche se alla vigilia, o quasi, dell’approdo della riforma del Senato in terza lettura e di quella della scuola, anche 9 senatori possono fare la differenza.
Oggi la notizia e’ stata resa nota dal senatore del gruppo Grandi Autonomie e Liberta’, Mario Mauro, presidente dei Popolari per l’Italia: “Il direttivo nazionale del partito dei Popolari per l’Italia ha deliberato in data odierna l’uscita dalla maggioranza che sostiene l’attuale governo” ha spiegato Mauro nel primo pomeriggio. I motivi? “Riforme non condivise, condotte in modo improvvisato ed approssimativo, con una improvvida esaltazione del carattere monocolore dell’Esecutivo sono alla base di una decisione che e’ innanzitutto un giudizio definitivo su una gestione politica che sta tenendo in stallo l’Italia, la sua economia e il suo bisogno di crescita” ha sostenuto.
Ma, passano un paio d’ore, e iniziano i distinguo degli stessi esponenti Popolari, in particolare di due che fanno parte anche del governo come sottosegretari: Domenico Rossi, deputato e sottosegretario alla Difesa, e Angela D’Onghia, senatrice e sottosegretario all’Istruzione, precisano che pur volendo rimanere “al momento, all’interno dei gruppi parlamentari di rispettiva appartenenza (Gruppo Grandi Autonomie e Liberta’ e Gruppo per l’Italia-Centro Democratico) per continuare a lavorare come sempre nell’interesse comune e generale dell’Italia, scevri da pregiudizi e congetture politiche che non ci appartengono”, hanno deciso di presentare le loro “dimissioni dal Partito dei Popolari per l’Italia”.

Perche’, a differenza di Mauro, spiegano di ritenere che “l’attuale maggioranza stia portando avanti un percorso essenziale per la rinascita di questo paese e che qualsiasi partito della maggioranza possa concorrere in termini di dialettica e contributi. Per questo occorre pero’ farne parte e non porsi su piu’ facili posizioni di opposizione”.
Anche il senatore Tito Di maggio lascia Pi ed ‘emigra’ nel nuovo gruppo dei fittiani, nato proprio oggi, con il nome ‘Riformisti e conservatori’.
A quel punto, il Pd ostenta sicurezza. Il capogruppo al Senato Luigi Zanda liquida cosi’ la vicenda: “Shakespeare avrebbe detto ‘molto rumore per nulla’”. E poi: “La maggioranza non cambia. Andremo avanti con la stagione delle riforme. I numeri a Palazzo Madama non cambiano affatto” poiche’ “i senatori che hanno annunciato il loro passaggio all’opposizione gia’ da molti mesi votano contro il governo”. E c’e’ chi come Mario Marcucci ironizza citando una celebre battuta del film ‘I soliti ignoti’: “Mario Mauro ha lasciato un governo che non ha mai sostenuto. Intanto i suoi ‘l’hanno rimasto solo'”. E su twitter lancia l’hashtag #autogol.